Un padre accompagnato dai suoi figli va alla ricerca di un’aurora boreale. Fotografa, però, qualcosa di diverso: un’aurora boreale verticale, probabilmente neppure una vera aurora, che oggi porta il nome di Steve.
Scoperta per puro caso l’aurora boreale verticale è un fenomeno del tutto nuovo e non ancora chiaro: per eliminare il timore e l’imbarazzo dell’ignoto le è stato attribuito un nome informale come Steve. Questa aurora, che molto probabilmente ha poco in comune con le aurore boreali, ha alcune particolarità che la rendono diversa dei classici fenomeni a cui siamo abituati: è verticale, si osserva in punti più vicini all’equatore e ad altitudini maggiori. Anche la storia della sua scoperta è molto originale: individuata da un padre in libera uscita con i figli e alla ricerca di spettacolari foto di aurore boreali, finisce su alcuni gruppi social di appassionati prima di ritrovarsi pubblicata su Science Advances e negli studi della Nasa. Un bel successo per un fenomeno scoperto per puro caso.
Le aurore boreali rappresentano uno dei fenomeni naturali più ambiti da fotografi, professionisti o amatoriali: queste ampie strisce luminose nel cielo sono causate dall’interazione delle particelle elettricamente cariche provenienti dal sole con la ionosfera tra i 100 e 500 km di altitudine. Gli spettri di luce, come è noto, non si esauriscono esclusivamente nel campo del visibile e ciò che consente loro di essere visibili anche dagli esseri umani. Essi sono come una grossa calamita che attrae le radiazioni e che permette di ammirare i fantastici colori dell’aurora. Steve, però, non è una di queste e non è neppure l’unica eccezione presente: gli studiosi hanno catalogato numerosi altri fenomeni che si verificano senza il coinvolgimento di particelle solari e che avvengono direttamente nell’atmosfera. Proprio come Steve, soltanto che gli ultimi fenomeni anomali scoperti risalgono ai primi anni ’90: Steve è il primo nuovo fenomeno atmosferico degli ultimi venti anni.
La scoperta di Steve ha del fortunoso: le foto scattate da Chris Ratzlaff nei pressi di Calgary vennero condivise sul gruppo Facebook di appassionati di aurore. Gli scatti, datati 2014, trovarono riscontro in altre esperienze con fenomeni analoghi e in zone diverse del pianeta: alcuni scatti del 2010 avevano immortalato fenomeni strani e comparabili alle strisce luminose verticali che avrebbero poi presto il nome di Steve. Come e perché, però, si è arrivati ad attribuire questo nome bizzarro quanto informale? Un’ altra fortuita coincidenza portò la fisica della Nasa Elizabeth MacDonald, creatrice del progetto Aurorasaurus , nel 2016 proprio all’Università di Calgary per tenere una conferenza sulle aurore boreali. In un pub, alla fine della conferenza, la MacDonald osservò per la prima volta le foto di quella strana aurora verticale.
Né Ratzlaff e il suo gruppo di appassionati né la fisica MacDonald avevano le idee chiare su cosa fosse quella cosa luminosa nel cielo: non era un’aurora, almeno non con certezza, e non assomigliava a nulla che fosse già stato studiato. Così, esorcizzando la paura dell’ignoto e l’imbarazzo di dover continuamente riferirsi alla cosa, scelsero il nome di Steve: un articolo del New York Times racconta la prima fase di studi, dalla scelta del nome fino alle prime scoperte. Chi, anzi, cosa è Steve?
Lo studio di Steve è stato possibile anche grazie al confronto con i dati raccolti dallo Spazio dal satellite europeo SWARM: durante le attività che portano alla genesi delle autore si sviluppano alcune correnti, molto calde e violente, di particelle cariche che si muovono nell’atmosfera rarefatta. Gli studiosi erano convinti che questo fenomeno non potesse essere visibile ad occhio nudo eppure SWARM ha associato Steve proprio a quei flussi. Molte altre caratteristiche di Steve restano oscure: il perché sia verticale, ad esempio, a differenza delle classiche aurore e sopratutto perché le scie luminose siano spesso di un colore viola scuro mentre solitamente le aurore sfumano nel rosa chiaro. Altre differenze ancora non scientificamente spiegabili sono legate all’altitudine di origine del fenomeno, circa il doppio delle classiche aurore boreali, e alle particelle interessate dal fenomeno: se l’aurora è frutto di particelle cariche provenienti dal Sole Steve è generato da particelle già presenti in atmosfera. Tutto questo ha convinto gli studiosi nel considerarlo un fenomeno ottico del tutto nuovo, ma comunque magnifico da ammirare e che non ha nulla da invidiare ad un’aurora. Benvenuto sulla terra, Steve!
Francesco Spiedo