La complessa situazione siriana vive di continui sviluppi, tipici degli eventi che si articolano nella contemporaneità. La guerra civile scoppia nel 2011, tra le forze governative e quelle dell’opposizione e si può collocare nell’ambito più generale delle primavere arabe. All’inizio i ribelli avevano un obiettivo comune: portare alle dimissioni il presidente Baššār al-Assad.

Col passare degli anni, però,  il gruppo dei ribelli ha subito una divisione in tre principali fazioni: Fronte islamico siriano (gruppo Stato Islamico), che vuole l’istituzione di uno stato islamico retto dalla sharia; Fronte islamico siriano di liberazione (ribelli jihadisti), che oltre a dichiararsi contrario al regime di Assad chiede una maggiore islamizzazione della società siriana; Esercito siriano libero (ribelli moderati), che ha diverse fazioni, sia alcune con una linea laica e nazionalista, che altre con un’opzione islamica.

A complicare questa già complessa situazione, ci sono gli interessi di alcune potenze mondiali che prendono posizione, appoggiando una delle fazioni coinvolte. Da una parte ci sono la Russia e l’Iran che appoggiano Assad contro i ribelli, dall’altra le potenze che sostengono le varie fazioni rivoltose. Tra queste troviamo: gli Stati Uniti e il Regno Unito, che appoggiano solo i ribelli moderati; la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar e la Giordania, che sostengono i ribelli moderati e gli jihadisti.

Lo scorso 30 ottobre si è tenuto a Vienna un nuovo negoziato sul futuro della Siria.

Vi hanno preso parte Stati Uniti, Russia, Iran,  Iraq, Turchia, Arabia Saudita, Egitto, Libano, Giordania, Cina e alcuni paesi europei coinvolti a causa dell’emergenza profughi (Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania). Purtroppo, però, al congresso mancavano i rappresentanti dell’opposizione siriana. Il compito delle Nazioni Unite sarà proprio quello di far collaborare rappresentanti del governo siriano e dell’opposizione al fine di creare un governo  credibile, per poi arrivare alla stesura di  una  Costituzione, seguita  da nuove elezioni.  Il negoziato non ha espresso un’opinione chiara sul futuro di Assad, tuttavia ha ipotizzato la futura instaurazione di un governo senza il presidente siriano e si lavorerà per arrivare a un cessate il fuoco nei prossimi sei mesi.

Dal vertice è emerso che le posizioni di Iran e Russia su Assad si sono ammorbidite, in quanto sembra che abbiano abbandonato l’insistenza sulla sua permanenza al potere. Infatti il direttore della CIA John Brennan ha dichiarato: «Malgrado quello che dicono, penso che i russi non vedano Assad con un ruolo nel futuro della Siria».

Il giorno prima del confronto di Vienna si esprime sulla situazione anche l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’UE, Federica Mogherini, che ha dichiarato: «possiamo attenderci l’avvio del percorso di transizione», che conduca al superamento del regime di Assad. Tuttavia, avverte: «non bisogna pensare che la situazione si risolverà nell’arco di una giornata». Continua aggiungendo: «sarà importante capire quanto questo sforzo di coordinamento porti i rispettivi referenti regionali a superare divergenze storiche, e non solo storiche, per trovare un terreno comune». Sono interessanti anche le sue parole sulla Russia: «La Russia domani sarà alla riunione sulla Siria e ha contribuito in maniera determinante a mettere insieme tutti gli attori».  Sulla Russia aggiunge che «ha capito molto bene che il suo intervento militare doveva essere completato da un uguale impegno diplomatico e politico».

La Mogherini, infine, escludendo un coinvolgimento militare dell’Unione Europea in Siria, si esprime così sul ruolo dell’Unione stessa: «Siamo sempre pronti ad aumentare gli aiuti umanitari e a fornire questi aiuti alle regioni centrali del paese. Tuttavia alla lunga, l’unico modo per consentire ai siriani di tornare in sicurezza nel loro paese sarebbe finire la guerra e porre fine alla presenza dell’ISIS in Siria. In Siria noi possiamo portare unicamente questo tipo di sicurezza».

Alessandro Fragola

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