Dopo il crollo elettorale in Emilia Romagna, le varie critiche incassate da parte dei parlamentari e le troppe espulsioni, il MoVimento, con il suo ‘megafono’ Beppe Grillo, stava rischiando di decadere. L’unica scelta possibile per continuare a tirar acqua al suo mulino sembrava essere proclamare cinque garanti. Il referendum ha così selezionato le figure di Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco, Carlo Sibilia. Non si può non notare la netta maggioranza dei campani (quattro su cinque) quasi fosse una risposta alla Lega.
Il co-fondatore del Movimento Gianroberto Casaleggio giunge a Roma per incontrare il nuovo direttorio. Le discussioni sul tavolo sono molteplici ma non tutti i senatori e i deputati le hanno ritenute indispensabili. I cinquanta assenti rivendicano una loro presa di posizione: il loro è stato un gesto simbolico per non legittimare il nuovissimo direttorio. Tra questi anche Tancredi Turco, Tommaso Currò , Walter Rizzetto, Aris Prodani disertano. Non è stata una mossa concordata. “C’è una grande insofferenza – spiega un parlamentare – che si manifesta in questo modo. Non serve più nemmeno mettersi d’accordo”. Notevoli presenze sono invece quelle più critiche di Marta Grande, Roberto Cotti, Gessica Rostellato e Tatiana Basilio, Francesco Molinari, Federica Daga e Patrizia Terzoni (tra le più puntigliose nei confronti delle ultime decisioni dell’asse Milano-Genova).
In apertura, Di Maio e gli altri hanno messo sul tavolo una serie di proposte di cui si sta discutendo, chiedendo ai deputati di mandare tre proposte e tre soluzioni per iniziare il lavoro. Accanto a Casaleggio sono presenti ottanta parlamentari M5S pronti a dar soluzioni ai vari quesiti del giorno. In primis il timore che il direttorio possa convertirsi in partito, le ipotesi di scissione, l’importanza del blog di Grillo, la continua mancanza di soldi per il negato finanziamento, e le troppe polemiche coi dissidenti che domenica parteciperanno a Parma all’evento organizzato dal sindaco Pizzarotti.
In un bilancio finale si è deciso di non far partecipare i Cinque a quest’ultimo evento. “Si cerca di metter da parte le zavorre (almeno per ora)” dice Roberto Fico, “evitiamo le strumentalizzazioni”. Per quanto riguardo il blog di Grillo, Fico prende di nuovo la parola: “In questo momento noi non abbiamo nessun potere sui post che escono sul blog. Col tempo, forse col dialogo, si riuscirà a influire”. Ha concluso il suo discorso affermando che, riguardo alla nomina dell’organismo, non è stato violato l’articolo 4 del non statuto perché questo è solo un organismo di dialogo. Il co-fondatore Casaleggio ha dato un rilievo maggiore all’organizzazione del movimento. Ha subito proposto di assegnare ad ogni garante una specifica competenza di settore. In molti sono d’accordo, ma un’ alta percentuale ha anche richiesto di allargare il numero dei garanti in modo da introdurre al nuovo gruppo anche qualche senatore.
Si è riconosciuta l’importanza della propaganda. Il divieto di andare in tv ha infatti penalizzato molto il M5S che ha subito fin troppe espulsioni dei suoi dissidenti. Tale divieto è stato dunque allentato (grazie alle varie di richieste di Casaleggio all’imprenditore meneghino) e accostato alla possibilità di documentare ogni movimento per via online. L’iniziativa sarebbe quella di formare una rete cinquestelle dei Comuni e dei territori costantemente aggiornata sulle iniziative locali e parlamentari. Questa si interesserà della vita di tutti i giorni, con relative opzioni a seconda del reddito di cittadinanza.
Alessia Sicuro