In Turchia iniziano i cambiamenti referendari, tra i più eclatanti spunta il tema AKP – il partito originario del Presidente Recep Tayyip Erdoğan. Difatti, secondo la nuova Costituzione, il leader turco può detenere due cariche contemporaneamente: presidente della Turchia e segretario del partito. Questo è stato possibile grazie all’inserimento di un nuovo articolo, il numero 101: «[…] Il presidente eletto non è obbligato a interrompere la sua appartenenza a un partito politico». 

A questa unione di cariche si aggiunge quella definita dall’articolo 104, secondo il quale «il presidente diventa sia il capo dello Stato che capo del governo, con il potere di nominare e rimuovere dall’incarico i ministri e il vicepresidente». Erdoğan è quindi il detentore di un potere quasi assoluto in Turchia: Capo di Stato, Capo del Governo e Segretario del Partito. Proprio il suo partito è un passaggio importante per la figura politica di Erdoğan.

Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, meglio conosciuto come AKP, è stato fondato nel 2001 proprio dal presidente Erdoğan. Si tratta di un partito politico conservatore, conta quasi 10 milioni di iscritti e segue un’ideologia perlopiù islamista. Secondo i partiti avversari l’AKP presenta richiami verso il neo-ottomanesimo − ideologia politica turca che favorisce un grande impegno con le aree precedentemente sotto l’Impero Ottomano.

Come si legge sul Manifesto, il partito si muove verso il 21 maggio, giorno in cui avverrà il congresso straordinario per eleggere il “nuovo” leader. Secondo le dichiarazioni del primo ministro Binali Yıldırım il vincitore sarà proprio Erdoğan: «Sosterremo il presidente nella sua candidatura alla leadership» ha riferito il ministro. Sarebbe, in ogni caso, impossibile aspettarsi finali diversi visto che Erdoğan è l’unico candidato alla carica.

La storia tra Erdoğan e l’AKP nasce circa 16 anni fa, nel 2001, a causa della divisione del Partito della Virtù di Necmettin Erbakan, ex primo ministro della Turchia.
Erdoğan era appena stato scarcerato − la sua carcerazione, nel 1998, mentre era sindaco di Istanbul, era dovuta all’accusa di aver citato pubblicamente alcuni versi dello scrittore turco Ziya Gökalp, incitando all’odio razziale.

Nelle elezioni del 2002 l’AKP ottenne il 34,4% diventando così il primo partito dello Stato. Erdoğan, a causa della vecchia condanna, non poté candidarsi; fino al 2003, dove, grazie ad una elezione suppletiva riuscì a diventare primo ministro, carica che ha mantenuto fino al 2014 − anno in cui Erdoğan diventa Presidente della Turchia.
Nel 2014, durante la carica di Presidente, l’AKP vince nuovamente le elezioni e, in un discorso, Erdoğan dichiara ciò che poi accadrà qualche anno dopo: trasferire maggiori poteri a livello esecutivo al ruolo di Presidente.

All’accusa di voler creare un sistema presidenziale, in un discorso di fine anno, il premier turco ha tirato in ballo l’ex cancelliere tedesco Adolf Hitler, dicendo: «Ci sono esempi in tutto il mondo. E ci sono anche esempi nel passato, se si pensa alla Germania di Hitler, è possibile vederlo», indicando come il governo nazista fosse un “ottimo” sistema presidenziale. Subito dopo il presidente turco ha chiarito dicendo che le sue parole erano state fraintese.

Nel 2017 lo scenario politico turco non è fermo, anzi, è in continuo cambiamento, sia dal fronte interno che da quello esterno. La Turchia moderna è molto diversa rispetto a quella di Atatürk; il Presidente Erdoğan ha intrapreso una campagna conservatrice ponendosi al centro di questo cambiamento, che sembra essere solo agli inizi.

Nicola Capussela

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