“Non ne ho la più pallida idea!” sono le parole del premier Renzi che non riescono a far luce sulla stramba situazione vissuta dal PD durante la sua cena di autofinanziamento, a Roma il 7 ottobre scorso. Tra gli ospiti infatti non è passato per nulla inosservato Salvatore Buzzi, l’uomo arrestato nell’inchiesta su “mafia capitale” ed accusato di aver pagato le mazzette ai politici per conto della cupola del boss Massimo Carminati, ex Nar, ex Banda della Magliana.
Varie fonti dirette del Pd (tra cui Il tesoriere del partito, Francesco Bonifazi che ha postato un tweet a riguardo) hanno testimoniato che Buzzi ha fatto un po’ come se fosse a casa sua. Si è seduto, ha sorriso, chiacchierato ed ha ascoltato il discorso del premier Matteo Renzi. L’unica pecca si è riscontrata a fine cena, quando pare che l’uomo delle coop romane (da 60 milioni di fatturato) abbia dimenticato di pagare il conto della cena, della modica cifra di mille euro.
Voci di corridoio rivelano che a pagare in realtà sia stata una singola persona per tutto il tavolo, ma nessuno vuole puntare il dito contro il “colpevole”. Renzi, dal suo canto si è particolarmente innervosito per la situazione che ha poi dovuto gestire con i suoi colleghi e con la stampa. “Quello che emerge dalle indagini in queste ore fa letteralmente schifo – dichiara -. Un sistema di potere corrotto, denari ai politici e non solo ai politici. Vale, come sempre, la presunzione di innocenza, per tutti. Ma vale anche l’auspicio che si faccia presto a fare i processi. Perchè abbiamo il diritto di sapere chi ha rubato“. Durante il suo discorso difende però il ministro del lavoro Giuliano Poletti che era già stato immortalato in una foto con Buzzi, in un’altra cena. “E’ un galantuomo” afferma, “Una foto non è una tangente“.
Al premier è stato fatto notare che non era presente solo Buzzi nello scatto fatale, ma anche l’ex ad di Ama Franco Panzironi, l’ex sindaco Gianni Alemanno e, seduto a un altro tavolo sullo sfondo, Luciano Casamonica, esponente dell’omonimo clan. “Credo che vada respinto con forza il tentativo di mettere tutti sullo stesso piano” continua imperterrita la sua difesa. “Se passa questo vince chi dice che sono tutti uguali”. Poletti intanto, forte delle parole del premier, ripete a mo’ di filastrocca che ha partecipato a sua insaputa a quella vecchia cena finita su tutti i giornali come simbolo del malaffare. Peccato però che non esiste solo la foto del 2010 stracommentata dal premier. È infatti in bella vista uno scatto che ritrae Poletti e Buzzi in un numero dedicato al bilancio del 2013 nel Magazine. Il fatto che si è di fronte ad un rapporto non casuale ci è rivelato dal commento sull’editoriale scritto dallo stesso Buzzi: “All’amico ministro, un augurio di buon lavoro al nostro ex presidente nazionale che più volte ha partecipato alle nostre assemblee e al governo Renzi affinché possa realizzare tutte le riforme…”. Situazione analoga si è riscontrata anche in un articolo sul bilancio del 2012.
La situazione di Poletti sembra quindi fin troppo precaria, da far invidia alle foglie autunnali penzolanti del vecchio Ungaretti. Peccato che Renzi sembri l’unico a non accorgersene.
Alessia Sicuro