Lo splendore del Barocco partenopeo è un unicum nella storia dell’arte. Per comprendere lo scenario artistico in questione un solo simbolo può essere richiamato alla memoria: la chiesa del Gesù Nuovo.
Questo luogo, di cui il culto artistico è pari a quello devozional-religioso ha origini laiche richiamanti i caratteri tipici dell’Umanesimo e non solo. La struttura ospitante la chiesa è un palazzo quattrocentesco appartenente ad una delle maggiori famiglie aristocratiche del tempo, come i Carafa, i principi di Salerno, i Sanseverino.
La famiglia Sanseverino, il cui massimo esponente fu Roberto, lo commissiona a Novello San Lucano come testimonia l’incisione esterna del 1470. Il palazzo passerà in seguito al figlio Antonello il quale ebbe numerosi contrasti con la Casa Aragonese al punto di subire la confisca dei beni. Ma l’evento portante la trasformazione dell’edificio in quello che diverrà emblema del Barocco artistico e del gesuitismo a Napoli, è in verità l’avvento dell’Inquisizione Spagnola. Durante il viceregno di don Pedro de Toledo, si tentò, anche se invano, la possibilità di imporre tale strumento di controllo, il quale, diversamente dalla Chiesa, imponeva la confisca di beni. Tal proposta comportò l’insurrezione dei napoletani alla quale prese parte la stessa casata Sanseverino capeggiata da Ferrante, noto qual mecenate di letterati come Pietro Aretino e rifondatore della Scuola Medica di Salerno. Con l’esilio della casata Sanseverino, il palazzo fu messo all’asta: ad essa prese parte la Compagnia di Gesù, la quale progressivamente andava espandendosi nei domini spagnoli, come nello stesso vicereame di Napoli.
Durante il regno di Filippo II, il palazzo passò proprio alla Compagnia di Gesù che l’acquistò nel 1584 riadattandolo ad edificio religioso. La ristrutturazione comportò lo sventramento, ad opera degli architetti gesuiti Valeriano e Provedi, dell’intero palazzo Sanseverino di cui si salvò solo la facciata esterna a bughe che ancora persiste, al di là dei numerosi danni subiti nei secoli. Nonostante sia stata dedicata alla vergine Maria fu subitamente denominata del Gesù Nuovo affinché fosse distinta da quella del Gesù Vecchio, anch’essa barocca ed opera dell’architetto gesuita Provedi.
Alla realizzazione del Gesù Nuovo presero parte nel primo Seicento artisti come Cosimo Fanzango, realizzatore dei primi restauri. Col tempo la chiesa è divenuta anche luogo di culto crescente,come si evince dalla presenza di un’ala interamente dedicata al medico napoletano Giuseppe Moscati, beatificato nel 1987, ma ancor prima lo era stato per il medico eremita San Ciro le cui reliquie furono traslate nell’edificio da Costantinopoli e divenute subito oggetto della venerazione popolare.
Domenico Papaccio