Una vita spesa per il sorriso, quello degli altri, specie dei più piccoli che, quando ridono, son capaci di dar speranza anche a chi una speranza non l’ha più: è la vita dei membri dell’Associazione Santo João che, con su un naso rosso e un paio di occhialoni buffi, si muovono tra una stanza e l’altra di svariati reparti pediatrici di Oncologia per prendersi cura dell’animo dei bambini, scrigno di desideri, fantasie e anche di tante paure.
Fondata da Esposito Raffaella nel 2013 ad Afragola, in provincia di Napoli, l’Onlus cresce anno dopo anno sempre di più: i suoi volontari, esperti di clownterapia, operano sul territorio con costanza, organizzando mercatini natalizi, spettacoli teatrali, cene di beneficenza, il tutto per sostenere la ricerca contro il cancro e supportare quelle famiglie che sono costrette quotidianamente a fare i conti con questo dannato male.
Tanto impegno e assoluta devozione hanno condotto l’Associazione Santo João ad ottenere quest’anno grandissimi risultati, primo fra tutti una significativa donazione all’Ospedale Pausilipon di Napoli: domani, giovedì 9 marzo, verranno ufficialmente consegnati al reparto pediatrico di Oncologia dell’ospedale sopraccitato comodini, carrelli, armadietti, insomma mobìlia varia di cui il reparto necessitava ormai da tempo.
“Si tratta per noi di un enorme successo — dichiara ai nostri taccuini la portavoce del gruppo Ida D’Afiero — un successo che sarebbe risultato irraggiungibile senza l’intervento del dottor Poggi e la mediazione del Primario dell’Ospedale San Paolo di Savona, ospedale presso il quale ci siamo formati come clownterapisti. È stato ovviamente indispensabile ai fini della donazione anche l’aiuto di tutti i soci dell’associazione che, con i loro sforzi, stanno trasformando in realtà un sogno d’amore”
Un sogno nato da una vita prematuramente spezzata dal cancro, quella di Santo, un ragazzo vissuto tra i colori accesi del Portogallo e costantemente attivo nel sociale. Oggi il vuoto fisico da lui lasciato si riempe dei sorrisi dei bambini, della gratitudine delle loro famiglie, della riconoscenza dei dottori che ora sanno di non essere soli nella loro battaglia contro il nemico.
Anna Gilda Scafaro