La Campania si conferma la regione dei record di illegalità ambientale con 4.277 reati accertati, il 15,6% del totale nazionale, con un aumento del 15% rispetto lo scorso anno.
A dichiararlo è l’associazione Legambiente con il Rapporto Ecomafia 2016: “Un reato ogni due ore, 12 reati al giorno, per un totale di 4.277 reati accertati di illegalità ambientale, il 15,6% del totale nazionale, 3.265 persone denunciate e 22 arrestate, cui si aggiungono 1.040 sequestri. Un affare gestito da 86 clan criminali. La Campania si conferma core business nazionale.“
Quanto si legge nel sito di Legambiente non è affatto rassicurante, e spinge ad una riflessione che guardi oltre i drammi della Terra dei Fuochi, coinvolgendo i meno noti risvolti ecocriminali di tutta la regione.
I reati registrati in Campania si riferiscono perlopiù al ciclo illegale del cemento ed a quello dei rifiuti. A livello provinciale Napoli e Salerno si aggiudicano il primo posto nella lista delle province col maggior numero di effrazioni accertate, un elenco di abusi, di cemento, di veleni, di territorio martoriato, di clan che fanno affari.
Per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti i reati accertati sono 624, quasi il 15% sul totale nazionale, con 628 persone arrestate o denunciate e 263 sequestri, per la maggior parte da collocarasi nella provincia napoletana con 313 infrazioni, 377 persone denunciate e arrestate e 155 sequestri. Le inchieste concluse al 31 maggio 2016 sul traffico organizzato dei rifiuti hanno raggiunto quota 95, con 438 ordinanze di custodia cautelare emesse e 171 aziende coinvolte con otto procure su scala regionale coinvolte nelle indagini.
Nell’ambito dell’abusivismo edilizio troviamo di nuovo la Campania in testa alle classifiche, con il 18% delle infrazioni su scala nazionale. Ad essere coinvolto, nonostante la forte crisi dell’edilizia di questi anni, è l’intero ciclo del cemento: nel 2015 sono stati accertati 886 reati, 834 denunce, 3 arresti e 264 sequestri.
Anche a livello provinciale la situazione non cambia: è ancora Napoli a trovarsi al primo posto nella classifica regionale e nazionale, con 301 infrazioni, 377 persone denunciate e 188 sequestri , seguita da altre due province campane anche nella classifica nazionale, ossia Avellino e Salerno.
Tra i colpevoli di un tale abusivismo ecologico non viene citata solamente la criminalità organizzata, ma ad essere additata da Legambiente troviamo anche una vera e propria iprenditoria ecocriminale, costituita da professionisti e funzionari pubblici corrotti, colletti bianchi, banchieri, uomini politici e delle istituzioni, intenti nella privatizzazione di beni comuni per lucrarvi, violando leggi e logiche di buon senso.
“Al sistema economico criminale, in sintesi, deve essere contrapposto un nuovo modello di Economia civile, recuperando i principi di quella scuola di pensiero nata a Napoli nella seconda metà del Settecento, che aveva come paradigmi il mercato come luogo di cooperazione, la felicità pubblica, il bene comune, le virtù civiche. La Campania sostenibile con le sue eccellenze puo’ assumere un ruolo da protagonista per il rilancio della nostra economia sotto il segno dell’efficienza, dell’innovazione e della sostenibilità” conclude Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania.
Marta Buono