Chi continua a credere che l’eolico sia energia pulita sarà costretto a ricredersi.

“Sopra le teste della gente” è il nome dato alla ricerca condotta dal Gruppo Psicologi Sanniti e presentata lo scorso 30 giugno a Pontelandolfo, paesino in provincia di Benevento, dilaniato dall’eolico selvaggio.

Colate di cemento, scavi per interrare fondamenta che arrivano finanche a 70 metri di profondità, specie protette messe a rischio, così come le sorgenti che danno acqua a milioni di persone, paesaggi incontaminati che vengono deturpati, fabbricati rurali e terreni agricoli che vedono il loro valore calare drasticamente. Questo è quello che c’è dietro l’eolico. Ma non solo.

La ricerca, condotta dal gruppo di psicologi guidato dalla dottoressa Carmela Longo, ha raccolto, tra aprile e giugno, le testimonianze di sessantacinque persone residenti nei comuni di Pontelandolfo e Casalduni, che stanno vivendo grossi disagi a causa dell’installazione di pale eoliche nei pressi delle loro abitazioni.

Un rumore costante e continuo e l’alternarsi di ombra e luce hanno effetti di non poco rilievo sulla salute psico-fisica degli abitanti della zona.

A leggere le testimonianze raccolte dal gruppo di psicologi si ha la percezione di come i danni causati dall’eolico non riguardino soltanto la devastazione ambientale, ma siano qualcosa che impatta quotidianamente sulla vita delle persone.

Immaginate come può essere dormire in questa situazione. A volte lasciamo la tv accesa di notte per non sentire il rumore delle pale. Come si può vivere con questo rumore ossessivo di fondo?”

“Una pala eolica è come un male incurabile. Ti distrugge sotto tutti i punti di vista”

“Nelle case più prossime tremano anche i vetri. Mio figlio piccolo sta presentando dei disturbi nel ciclo sonno-veglia”.

Labirintite, insonnia, vertigini, confusione, tachicardia, sono i sintomi riportati dalle persone intervistate. “Il corpo fa da cassa di risonanza; Il vortice che senti fuori te lo porti dentro” dicono.

Accanto ai danni per la salute psicofisica ci sono poi i danni sull’economia, che tocca sia il valore degli immobili: “Vorrei vendere casa e andare altrove – dice un intervistato – ma questa casa in questo posto ormai non la compra più nessuno”, sia i danni al bestiame: “I conigli da giugno dello scorso anno partoriscono e dopo qualche giorno la cucciolata è completamente morta”.

Per i proprietari dei terreni c’è un minimo di interesse, ma al resto del popolo non c’è un beneficio. Continuiamo a pagare. Non si è creato lavoro per i giovani, nessuno di noi ha trovato lavoro, se uno dei nostri figli volesse investire nell’agricoltura cosa gli lasciamo?”

Testimonianze che fanno capire come l’eolico stia distruggendo la vita di molte persone nell’indifferenza dei più. Da un punto di vista di psicologia di comunità, nella cui ottica la ricerca è stata condotta, non trascurabili sono i sentimenti di ingiustizia e impotenza che gli abitanti riferiscono, sentendosi completamente schiacciati da decisioni sulle quali non vengono consultati e di fronte alle quali non possono far niente, pur avendo queste pesanti ricadute sulle loro vite.

Eppure esiste un trattato internazionale, la convenzione di Aarhus, ratificata in Italia a marzo del 2001, che sancisce il diritto dei cittadini a prender parte alle decisioni dei governi locali in materia di ambiente. Nessuno sembra ricordarselo e nessuno al di fuori di chi vive in certe zone, sembra ricordarsi quello che qui accade. “Ci sentiamo soli, non compresi dagli altri cittadini; ti senti impotente, ti viene da fare un gesto estremo per richiamare l’attenzione”.

Giulia Tesauro

1 commento

  1. Già, meglio morire un po’ “cotti” dal riscaldamendo globale, un po’ avvelenati dai gas di scarico delle centrali termoelettriche.

    Che il disagio degli abitandi delle due frazioncine vada gestito (magari aiutandoli a trovare casa altrove) è una cosa, ma definire l’eolico un energia non pulita è ridicolo (sopratutto se a dirlo sono psicologi).

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