Per quanto se ne è parlato, per l’impatto mediatico ed economico che ha avuto, si può dire che il Calcio italiano, fuori da ogni tipo di metafora, possa essere suddiviso in un periodo BR (Before Ronaldo) e un periodo AR (After Ronaldo), con tutto il rispetto per coloro i quali si ostinano tutt’oggi a combattere una guerra inesistente a favore di quello che viene definito il “vero” Ronaldo: il numero 9, brasiliano, campione del Mondo, con i denti sporgenti e le ginocchia fragili. Il Ronaldo contemporaneo, numero 7, campione d’Europa, con il sorriso perfetto e l’età biologica di 23 anni ha determinato un aumento esponenziale in termini di visibilità del campionato di Serie A. Il Mondo ha gli occhi puntati sull’Italia. La Finlandia ha acquistato per la prima volta i diritti per trasmetterne le partite, in America l’attesa della gara Chievo-Juventus del prossimo 18 agosto sta infiammando i tifosi a stelle e strisce, che non vedono l’ora di assistere allo scontro tra numeri 7, il duello Garritano-Cristiano Ronaldo.
Il pubblico del Chievo non è mai stato conosciuto per la sua calorosità, né si può dire che i tifosi della Juventus facciano solitamente a gara per accaparrarsi i biglietti della partita. In questo senso il match del Bentegodi non può che essere preso a modello dell’impatto di CR7 sul nostro campionato. Un tutto esaurito che è esemplificativo della voglia e dell’entusiasmo che il Portoghese ha portato fra i tifosi, della Juventus in primis e delle altre squadre in generale. Un entusiasmo che ha avuto una risonanza planetaria, che implicherà la trasmissione della partita su qualsiasi piattaforma, di qualsiasi paese, di qualsiasi continente.
Chievo-Juventus è, però, anche – e soprattutto – la partita delle contraddizioni, quelle tra le due squadre, che riflettono luci ed ombre di un intero sistema calcio. Mondi che collidono, all’interno di un contesto in cui nulla è privo di macchie. Da una parte, la Juventus, simbolo negli ultimi anni dell’eccellenza italiana nel mondo dello sport, capace di attrarre appassionati, di sviluppare un brand, di costruire un’impalcatura economico-finanziaria stabile e competitiva. Dall’altra, il Chievo, emblema della prevaricazione degli interessi particolaristici dei dirigenti sulle dinamiche di stampo meramente calcistico. I Clivensi si sono fatti fautori di una truffa economica portata avanti insieme al Cesena in cui venivano scambiati giocatori tra le compagini per dei valori superiori a quelli dichiarati, generando le cosiddette plusvalenze fittizie. Peraltro, uno dei giocatori che hanno percorso la tratta Cesena-Verona in questo meccanismo di giochi illegali è proprio il Garritano succitato, quello che andrà a sfidare Ronaldo come miglior numero 7 dell’anticipo della prima giornata di campionato.
Il caso della seconda squadra di Verona, tuttavia, è solo la cresta di un enorme tsunami che ha investito il sistema calcistico italiano. Dalla Serie A alla Lega Pro, l’estate della FIGC è stata – e continuerà ad essere – rovente: in tutte le divisioni le società si sono trovate ad affrontare debiti, mancate ricapitalizzazioni, fideiussioni false, fenomeni di calcio scommesse 2.0 che hanno minato dalle fondamenta una struttura che sotto il profilo politico faticava ancora a rientrare in carreggiata, ma che sotto l’aspetto economico era stato rivitalizzato proprio dall’arrivo di Ronaldo, dai movimenti di mercato delle top di gamma e da cambi dirigenziali (vedi Milan) in grado di fornire prospettive di lungo periodo.
Parma è la seconda piazza incriminata del massimo campionato. Si parla di partite truccate, una in particolare: Spezia-Parma del 18 maggio scorso. Ultima gara del campionato di Serie B, serve una vittoria degli Emiliani per salire in massima serie e sono necessari due gol di scarto. La partita finisce 0-2, le firme di Ceravolo e Ciciretti. Nel mezzo un rigore sospettamente sbilenco di Gilardino.
Il mese successivo emergono le chat scherzose ma sospette di Calaiò con alcuni colleghi dello Spezia. Partono le indagini. Si parla di retrocessione, poi solo di penalizzazione. Alla fine il Parma se la cava – per ora – con un’ammenda da 20mila euro. Una vera e propria calciopoli edulcorata. Intanto il Crotone continua ancora a sperare in un possibile ripescaggio a seguito dell’eventuale retrocessione del Chievo o dello stesso Parma. Contemporaneamente il Palermo continua a recriminare l’illegalità degli episodi avvenuti durante la finale playoff contro il Frosinone, ma, a quanto pare, almeno in massima serie tutto è destinato a restare così.
La situazione più burrascosa riguarda la Cadetteria. Avellino, Bari e Cesena: l’ABC dei fallimenti che hanno determinato una riduzione delle attuali squadre che effettivamente prenderebbero regolarmente parte al campionato. Agli Irpini è stata respinta la fideiussione di 800mila euro presentata dall’ormai ex presidente Taccone, cosa che ha determinato la mancata iscrizione al prossimo campionato di Serie B, che, peraltro, era stato conquistato con una salvezza in extremis. Adesso si apre un nuovo corso per i Bianco-verdi: la presidenza è stata acquisita da De Cesare, già presidente della compagine irpina di Basket, cosa che rende Avellino l’unica piazza italiana a poter vantare la stessa proprietà sia per la squadra di calcio che di pallacanestro. Per il Bari il fallimento è stato determinato dalla mancata ricapitalizzazione di 4.5 milioni di euro, a seguito della quale la società è stata rilevata da Aurelio De Laurentiis. Il Cesena, sommerso dai propri debiti, ha dichiarato di aderire all’istanza di fallimento. Tutte e tre ripartiranno dai dilettanti.
La questione più intricata in questo contesto, tuttavia, riguarda il numero di squadre che prenderà parte al prossimo campionato cadetto. Saranno 19 o 22? La FIGC spinge per un campionato ridotto nel numero di partecipanti, cosa che chiuderebbe le porte in faccia ad eventuali ripescaggi. Peraltro, in questo momento, in testa alla graduatoria per ritornare in Seconda divisione ci sarebbero Siena e Ternana. Da capire se una tra Catania e Novara potrà essere presa in considerazione come terza. Una Serie B a 19 squadre aumenterebbe i vantaggi economici, visto che ciascuna società potrebbe beneficiare di 700mila euro in più, ma determinerebbe un caos eccessivo in terza serie. La Lega Pro si è già pronunciata a favore delle 22 squadre, e in ogni caso eventuali modifiche entrerebbero in vigore solo dalla stagione 2019/2020. Continuare nello status quo, quindi, almeno per ora, sembra la soluzione migliore. I cambiamenti, d’altra parte, vanno fatti a tempo debito, quando il rischio di destabilizzazione è minimo.
Insomma, l’avvento di Ronaldo, per quanto miracoloso, ha risolto i guai d’immagine del Calcio italiano ma non tutti quegli annosi problemi sottesi alla natura delle società nostrane, e rischia, tra l’altro, di trasformarsi in un’arma a doppio taglio: più entrate economiche, diretta conseguenza di una maggiore visibilità, la quale potrebbe però puntare troppi riflettori sull’effetto cascata che sta coinvolgendo il sistema calcio italiano. E se tutto ciò dovesse assumere una portata internazionale l’appeal guadagnato rischierebbe di scemare istantaneamente, con inevitabili ripercussioni in termini economici.
Fonte immagine in evidenza: ItaSportPress
Vincenzo Marotta