Indipendenza, è questa la parola che dà vita ad un vero e proprio sogno per la “minoranza” scozzese che vuole staccarsi dalla Gran Bretagna: il 18 settembre il verdetto finale, il referendum potrebbe sancire una storica separazione della Scozia dalla Gran Bretagna.
Il cancelliere George Osborne ha lanciato un messaggio verso i cittadini scozzesi a favore dell’indipendenza: promette un nuovo intervento di devolution per dare maggiore autonomia in materia fiscale, spesa pubblica e welfare. Ma il partito nazionalista scozzese (Snp) bolla come poco credibile le promesse fatte.
Restano 10 giorni prima del voto ed il sì emerso dal sondaggio di YouGov, pubblicato poi dal Sunday Times, assume più forza se si considera che il no, un mese fa, era in testa di 22 punti percentuali. Anche l’ex cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling, promotore della campagna “Better together”, ammette che i numeri sono comunque “un campanello d’allarme”.
Ma dal punto di vista politico, la Scozia, da quando fa parte del Regno Unito non si è mai vista rappresentata politicamente da Londra, che ha sempre determinato le proprie scelte politiche considerando gli scozzesi come semplici ribelli. Dal canto suo, però, Cameron ha annunciato dalla City che se dovesse vincere il sì “le grandi imprese se ne andranno dalla Scozia, l’economia ne risentirà, la Scozia si troverà sola e, a quel punto dovrà abbandonare l’Ue e la Sterlina”.
Ma le conseguenze, a livello europeo, potrebbero essere molto più importanti, a Bruxelles si ha paura dell’effetto domino, per cui il timore è di perdere anche la Catalogna e i Paesi Baschi, cui voglia di indipendenza è nota a tutti. Non solo, c’è da considerare anche il popolo di Crimea, che secondo Putin si è difeso in base alla “regola dell’autodeterminazione dei popoli”, il quale lotta da mesi per staccarsi dall’Ucraina.
La Scozia, quindi non è sola nel panorama del continente europeo: la voglia di indipendenza arriva forte anche in Irlanda del Nord, con il partito Sinn Fein che vuole realizzare un referendum per decidere se continuare a far parte del Regno Unito o unirsi al resto dell’Isola. Martin McGuinnes, numero due del partito, ritiene che il Nord sia pronto per un referendum entro il 2016. Aria di scissione anche in Belgio, con la trasformazione delle Fiandre in uno stato indipendente e sovrano, a porsi l’obiettivo è la Nieuw vlaamse alliantie (Nuova alleanza fiamminga).
Luca Mullanu