«Creta è la culla della nostra gente» scriveva Virgilio. Tutta la Grecia, in effetti, è spesso definita “culla della civiltà occidentale”. Eppure, almeno fino ad oggi, confondere l’origine di tale civilità con quella dell’umanità in generale appariva un grave errore.

La maggior parte di noi associa il termine “Culla dell’umanità” all’Africa e non casualmente: la stessa UNESCO ha usato questa espressione per definire un’area di poco meno di 500 chilometri nei pressi di Johannesburg in cui è compresa la grotta di Sterkfontein. Qui, imprigionati in un misto di brecce e calcare, giacciono fossilizzati i resti degli ominidi ritenuti, fino a poco tempo fa, i più antichi progenitori della specie umana.

Recenti scoperte in Tanzania sembravano confermare l’ipotesi, nonché ormai parte dell’immaginario collettivo, secondo la quale l’origine della specie umana avrebbe avuto luogo il continente africano. A Laetoli, infatti, alcune impronte lasciate da un ominide su cenere vulcanica sono state preservate grazie alla pioggia che ha trasformato la cenere in tufo.

Oggi, uno studio del team di ricerca guidato dal professor Per Ahlberg dell’Università di Uppsala mette in crisi le nostre certezze. Ancora una volta tutto ciò che è arrivato ai giorni nostri sono impronte risalenti al tardo Miocene. In questo caso, come è riportato nell’abstract dell’articolo disponibile on-line dal 31 agosto 2017, tali impronte mostrano che chiunque le abbia lasciate era un bipede plantigrado sprovvisto di artigli dotato di cinque dita con gli alluci notevolmente più grandi rispetto alle altre (questo il significato di «strongly entaxonic»). Le caratteristiche ricavate dalle analisi morfometriche di Ahlberg fanno pensare, più che ad un primate, all’essere umano.

Nulla di strano se non fosse che l’impronta è stata trovata a Trachilos, la quale non si trova in Africa, ma a Creta. La scoperta, come appare evidente, mette in discussione la teoria che i primi ominidi non solo provenivano dall’Africa, ma anche che non si allontanarono mai dal loro continente di origine. L’orma di Creta analizzata da Ahlberg e la sua squadra ci obbliga a considerare, in attesa di ulteriori verifiche e, chissà, nuovi rinvenimenti, uno scenario completamente diverso. Un’alternativa proposta dallo studio di Ahlberg è che l’impronta di Trachilos appartenga a un primate sconosciuto e non a un progenitore dell’essere umano. Eppure, come nota Ahlberg, l’impronta non sembra paragonabile a quella di un qualsiasi primate ad oggi conosciuto. Rimane, dunque, la prima ipotesi: l’impronta di Trachilos è stata lasciata da un membro del clade “Hominini”, più o meno della stessa età dell’Orrorin e più antico di più di un milione di anni rispetto all’Ardipithecus Ramidus ritrovato in Etiopia.

Ancora una volta, dopo la recente scoperta di Alesi, ci viene detto qualcosa di importante sulle origini della specie umana e dunque su noi stessi: Creta, considerata la culla della civiltà europea, potrebbe essere stata anche la culla dell’umanità tutta.

Luca Ventura

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