Sono stati loro i protagonisti delle tanto attese elezioni regionali francesi. Attese per numerosi motivi ma, in primis, utili per capire il pensiero del popolo francese scosso dai tragici eventi dell’ultimo anno. Una cosa sembra essere certa: Hollande e i partiti di centro-sinistra lasciano il posto al ri-tornato Sarkozy, che cerca di dare una nuova immagine al centro-destra e, sopratutto, al partito nazionalista francese Front National di Marine Le Pen.
Le statistiche e le previsioni, dunque, erano tutte esatte: Le Pen si aggiudica questo primo turno di elezioni regionali. L’Europa, Italia compresa, trema. A niente, o quasi, è valso l’aumento di popolarità registrato da François Hollande dopo gli attentati poiché la paura scatenata da quei tragici eventi ha sicuramente favorito l’estrema destra di Marine Le Pen, che pensa ad una nuova strategia e, sul suo profilo twitter, ringrazia Daech e Hollande e corre verso il secondo turno.
In 6 anni, il Front National ha triplicato le sue percentuali ed ora, raggiungono la testa in ben 6 regioni su 13 a differenza di Nicolas Sarkozy che, con il progetto politico nato dopo l’UMP, raggiunge la vittoria solo in 4 regioni. L’Unione di destra raggiunge il 26,89% di voti, dietro al Front National (27,96%) ma davanti al PS di Hollande (23,33%) oramai fuori dai giochi: dato storico per il partito d’estrema destra francese che lascia tutti sbalorditi.
Le prime pagine titolano a caratteri cubitali “Choc”, ma i sondaggi avevano già annunciato tutto. Il popolo numeroso, questa volta, sceglie di dare un voto giudicato “le vote de la haine et de l’intolérance”, ovvero il voto dell’odio e dell’intolleranza che fa sognare anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Marine Le Pen ha le idee chiare: “vogliamo prendere il potere” e lo fa sicuramente nella regione di Nord-Pas-de-Calais-Picardie dove lei stessa, candidata alla presidenza, ottiene il 41% dei voti e nel Sud, dove sbarazzatasi del nonno Jean-Marie, Marion Maréchal-Le Pen raggiunge il numero massimo di consensi (40,55%) davanti al candidato di centro destra.
L’affluenza è del 50,2%, dunque, resta non molto alta (53,6% nel 2010). Metà dei Francesi hanno deciso di restare a casa poiché stanchi delle promesse della classe politica giudicata incompetente e bugiarda. Mentre, riguardo la caduta della sinistra e del partito socialista, per alcuni elettori sarebbe da rintracciare nella incapacità di governare e di trovare delle giuste e pronte soluzioni ai problemi francesi: “Voto per un programma, non per un partito. Al momento, mi sono astenuto, perché non ho la possibilità di fare una scelta”. Dunque, se da una parte c’è tra gli storici partiti un calo di credibilità e di consenso, dall’altro, il Front National riesce a prendere un range vasto di popolazione. Il 35% degli elettori del partito di estrema destra sono d’età compresa tra i 18 e 24 anni, solo il 20% sono più che 60enni. Il 43% di loro sono operai e, solo il 17% ha posizioni lavorative superiori mentre, il 36% ha un livello di studi inferiore alla maturità e, secondo lo stesso studio, il 92% degli elettori di Marine Le Pen del 2012 ha riconfermato la sua preferenza.
Dunque, dati alla mano, cosa ci dovremmo aspettare dal secondo turno a 18 mesi dalle elezioni presidenziali?
Per il 13 dicembre prossimo, Nicolas Sarkozy ha invitato i cittadini francesi a sostenere le liste de l’Unione de droite (Les Républicains più i partiti di centro destra) scartando qualsiasi ipotesi di alleanza con la sinistra. Marine Le Pen, al grido di “la Francia rialza la testa”, sembra non aver paura e di essere abbastanza determinata a continuare per la sua strada. Dal lato sinistro, invece, le dichiarazioni sono poche. Il PS, in alcune regioni, ha addirittura ritirato le liste per permettere di confluire i voti verso il centro-destra di Sarko. Il primo ministro socialista Manuel Valls ha difatti invitato gli elettori a votare le liste di destra contro l’FN. Ad oggi, i risultati fanno riflettere: Le Pen fa tremare tutta Europa e i suoi numeri rimbombano all’Eliseo. La partita delle presidenziali è ancora tutta da giocare.
Giuseppe Ianniello