Napoli– Domenica 8 novembre a piazza Municipio, la libertà di parola si è fatta protagonista in un evento che, sotto lo slogan “Napoli sta con Erri”, ha voluto mettere un punto allo scandalo De Luca.
L’organizzatrice Stefania Piccolo, dell’associazione culturale e sociale Officinae Efesti, ha speso qualche parola sull’iniziativa.

“ L’idea era quella di avere una compilation artistica svariata, una tavolozza musicale e poetica perché l’arte è complessa e la libertà (tema della serata) tocca ogni sua sfumatura.

Potrei quasi dire che Erri è un simbolo, un pretesto per poter parlar finalmente di quella libertà di parola che troppo spesso ci viene negata.”

Leggerezza, libertà e pertinenza sono quindi le parole chiave di una serata che ha previsto i seguenti artisti nella sua scaletta:
Riccardo Veno che ha aperto lo spettacolo denunciando il fatto che ci si debba esprimere di più, più spesso e con più veemenza.
Francesco Sansalone con il suo racconto in versi sul problema dell’immigrazione. “Le nostre vite saranno i vostri libri d’avventura. Siamo Omero e Dante. Noi siamo solo andata”, recita, seguito da Aldolà Chivalà, Canio Loguercio, Capatosta, che affrontano i temi della disoccupazione, dell’inettitudine, dell’amore amaro, dei parassiti sociali.
Gianni Lamagna ricorda il motivo del processo dello scrittore partenopeo, la lotta alla TAV, i Valdesi “stuprati dei loro fondi e dei loro territori”.
Lo spettacolo è poi andato avanti con gli artisti: l’Orchestra Multietnica Mediterranea, Antonello Cossia, Massimo Mollo, Zezi Gruppo Operaio, Le Loup Garou, Maldestro, Marzouk Mejri, Isole Minori, Settime Balanceo, Marcello Colasurdo, Giovanni Block, Sandro Joyeux Capone & BungtBangt, Gnut Giglio e Sanacore Dub Train (Almamegretta).

“Noi, da musicisti, non abbiamo la forza delle parole, la strumentazione è meno discreta e comunica per noi. Alla fine la libertà d’espressione è un fatto di comunicazione e quella di stasera deve essere una specie di festa” ci suggerisce Aldo Vigorito, musicista dei Balanceo 4tet.

Dopo una serie di preoccupazioni, nate per delle fresche dichiarazioni di Erri De Luca riguardo la situazione palestinese e la seguente accusa di simonia, si è rischiato di perdere di vista l’obiettivo. Tra la folla si è parlato di qualche artista risentito, della stampa che ha tentato di deviare il messaggio di questa mobilitazione, ma Stefania Piccolo ha testimoniato che l’organizzazione non ha risentito di un qualche influsso negativo e che la libertà di parola è tale e non deve essere deviata. Non esiste la libertà “fino ad un certo punto”.
Non tutto il pubblico è stato però di questo avviso, dato che, alla sua venuta, De Luca si è visto aggredire da qualche fanatico, che lo incitava a dire che “la Palestina non è il suo paese”.

Seguono i tre discorsi portanti della manifestazione.
Nino Daniele, assessore alla cultura del comune di Napoli inizia leggendo delle righe del romanzo di Erri De Luca per far capire cosa significa far letteratura, interessarsi alla politica senza essere politici, né aver potere. “Erri è nel borgo della storia del basso. La Napoli più generosa sta con Erri perché lui sta con Napoli”.

Segue De Magistris: “È triste gioire per un’assoluzione che non doveva esserci. La TAV è un imbroglio per far fare affari alla mafia. Io sto con la Val di Susa.
Erri ha dato una sua opinione e l’ha fatto alla pasoliniana, utilizzando il termine ‘sabotare’ che qui sta per ‘non si deve realizzare un’opera inutile’. Se devo dirvi la verità io mi sarei spaventato se uno scrittore o un’artista napoletano di una qualche minima influenza non avesse detto nulla del genere. [..] Napoli ha gioito perché Erri è sincero. Se scrivere la costituzione significa essere sovversivi allora incarceratemi. Sono sovversivo.”

Prende subito parola lo scrittore partenopeo:

Mia madre mi ha insegnato la lingua napoletana. Questo dialetto è il mio sistema immunitario, il mio punto debole. [..]
Sono stato scagionato grazie ad un mucchio di firme, se fossi stato processato due anni fa sarei stato condannato. Sono orgoglioso della sentenza finale, ‘Il fatto non sussiste’. Si è così dato adito alla libertà di parola per voltare le spalle al codice fascista 914 del 1930.
Si è dato valore all’articolo 21 della Costituzione.
L’Italia è una repubblica democratica e queste parole sono state scritte dopo che gli italiani hanno subito il fascismo e le guerre.” Dichiara De Luca, per poi discutere sulla politica napoletana.
“’Ogni volta che la mia città avrà bisogno di me io ci sarò’, dico citando un mio amico di Sarajevo.
Sarò il suo avvocato e difensore, anche se ho torto.”

Ricama qui una pungente metafora che vede lo stato come una sartoria, ogni città ha fin troppe giacche dalle tasche vuote, pronte ad esser riempite. Questa macchina burocratica secondo Erri fa attrito e si spera che cambi. “Ma per farlo ha bisogno di altri cinque anni con De Magistris. Io sto con Napoli”.
Termina poi il discorso ringraziando il sindaco di Napoli, il ministro della cultura e il presidente francese.

Alessia Sicuro

Laureata in lettere moderne, ha in seguito ha conseguito una laurea magistrale alla facoltà di filologia moderna dell'università Federico II. Ha sempre voluto avere una visione a 360 gradi di tutte le cose: accortasi che la gente preferisce bendarsi invece di scoprire e affrontare questa società, brama ancora di tappezzare il mondo coi propri sogni nel cassetto. Vorrebbe indossare scarpe di cemento per non volar sempre con la fantasia, rintagliarsi le sue ali di carta per dimostrare, un giorno, che questa gioventù vale!

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