Lunedì 9 Maggio 2016, Puerta del Sol, Madrid. A pochi giorni dal quinto anniversario del movimento degli indignados nato proprio lì quello storico 15 maggio del 2011, Pablo Iglesias ha incontrato Alberto Garzón.

I leader rispettivamente di Podemos e Izquierda Unida, si sono venuti incontro e si sono abbracciati sotto gli occhi dei passanti in mezzo alla piazza. «Un giorno storico come quello del 15-M», dice Iglesias. L’abbraccio che si sono dati è stato il simbolo che ha ufficializzato una decisione raggiunta dopo giorni di incontri, mediazioni e compromessi: Izquierda Unida e Podemos si presenteranno in un’unica lista alle elezioni di giugno. A far parte della confluenza di sinistra sarà anche il partito ecologista Equo e tutte le piattaforme sociali che lo scorso dicembre si erano presentati insieme a IU nella lista Unidad Popular. Un raccoglimento di forze che è stato tutt’altro che facile e che ha tardato ad arrivare.

Uno dei temi più delicati è stata la distribuzione del rapporto dei seggi tra l’una e l’altra forza. Nell’accordo firmato ieri si apprende che verrà garantita la rappresentanza dei nomi di IU nel rapporto di 1 a 6: per ogni 5 candidati di Podemos ne viene eletto uno delle file di Izquierda Unida. Un punto d’incontro raggiunto tenendo in considerazione il numero di voti ottenuto all’ultima tornata elettorale di dicembre dove Podemos aveva raggiunto i cinque milioni di voti e IU quasi uno.

Inoltre l’accordo prevede una campagna elettorale congiunta ma consentendo il libero utilizzo dei propri simboli e l’obbligo di condurla sobriamente senza sprechi. Si ripropongono inoltre le coalizioni già testate nelle elezioni di dicembre in Galizia con En Marea, in Catalogna con En Comú Podem e nella Comunità Valenziana con l’appoggio di CompromísIl documento è stato sottoposto ai militanti e ai tesserati di entrambi i partiti, e laddove questi si esprimessero in maniera favorevole, il patto avrà validità e si potrà iniziare a formare la lista e organizzare la campagna elettorale. Le votazioni chiuderanno mercoledì mentre i risultati della consultazione popolare verranno resi noti giovedì.

“Unidos sí se puede” è lo slogan presentato dai due leader nei video con i quali hanno presentato l’accordo raggiunto. L’obiettivo, lo hanno ricordato sia Iglesias che Garzón, non è superare il PSOE ma vincere le elezioni contro il PP.

I socialisti intanto stanno a guardare, probabilmente Sánchez con le mani nei capelli perché consapevole di avere le ore contate alla guida del PSOE e il “sorpasso” della nuova coalizione accelererebbe la sua cacciata. In questo momento la situazione in casa socialista è particolarmente tesa: da una parte le aspirazioni e cospirazioni di Susana Díaz, governatrice dell’Andalusia e favorita per la successione a Sánchez, dall’altra la possibilità di perdere terreno a sinistra assistendo per la prima volta al “sorpasso” che vent’anni fa auspicò l’allora leader di IU, Anguita.

Qualche giorno fa su un giornale spagnolo, Eldiario.es, è apparsa un’espressione all’italiana: “Tápate la nariz y vota a la Democracia Cristiana!”. La citazione nell’articolo cercava di rappresentare quello che probabilmente sarà il tentativo dell’opinione pubblica e del PSOE stesso per cercare di contenere il risultato elettorale della coalizione di sinistra. Sondaggi alla mano è una paura che ben potrebbe ricordare quella che spinse Montanelli a scrivere quelle parole. Secondo una rilevazione della scorsa settimana, la lista Podemos-IU e altri raggiungerebbe il 24% dei voti scavalcando di fatto il PSOE, fermo a 22, e rimanendo a circa cinquecentomila voti dal primo partito, il PP. Secondo il sondaggio a fare le spese di questa confluenza, per gli strani giochi dell’assurda legge elettorale, sarebbero le forze di destra Ciudadanos e i popolari.

La sinistra spagnola si dimostra ancora una volta un cantiere dinamico che prova a rilanciare i sorprendenti risultati ottenuti alle comunali l’anno scorso, questa volta con una spinta in più. A poco più di un mese dalle elezioni il clima politico inizia a riscaldarsi e questa volta, più della precedente, sarà una lotta all’ultimo seggio.

Giacomo Rosso

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