Un team di ricerca internazionale coordinato da Isaiah Nengo della Stony Brook University di New York e da Fred Spoor dell’University College London ha recentemente scoperto i resti di un cucciolo di primate risalenti a 13 milioni di anni fa. La scoperta è di vitale importanza in quanto si tratta della più antica scimmia antropomorfa mai rinvenuta sul nostro pianeta.

Il fossile venne trovato nei pressi del lago Turkana (Kenya) dal paleontologo keniano John Ekusi circa tre anni fa, ma solo oggi è stato possibile identificare con certezza che si tratta di una nuova specie. Il primate, denominato dai ricercatori Alesi, aveva esattamente un anno e quattro mesi il giorno della sua morte. Le cause del decesso sono da attribuire ad un’eruzione di un vulcano vicino al lago Turkana che avrebbe sepolto la foresta dove viveva.

Il cranio è delle dimensioni di un pugno chiuso e presenta denti molari più larghi rispetto ai suoi simili. Grazie a questi indizi l’equipe di antropologi è riuscita a capire l’ominide in questione è una nuova specie appartenente alla famiglia Nyanzapithecus di cui fanno parte anche gli esseri umani, le scimmie antropomorfe e i gibboni.

Da un’analisi approfondita delle ossa craniche avvenuta presso il Centro europeo per la luce di sincrotrone Esfr di Grenoble il team di ricerca hanno potuto studiare la cavità del cervello delle dimensioni di un limone e l’organo dell’equilibrio all’interno delle orecchie interne. Quest’ultimo è molto meno sviluppato rispetto a quello di altri ominidi della sua specie e, pertanto, Alesi non gode delle spiccate doti acrobatiche degli altri primati.

La scoperta di Alesi ha destato grande stupore nel mondo della scienza. Finora le conoscenze in merito alle origini e all’evoluzione dei primi primati erano alquanto blande, ma grazie a questo studio è possibile far maggiore chiarezza a riguardo. La storia dell’uomo e delle scimmie ora è tutta da riscrivere.

Vincenzo Nicoletti

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