Cari lettori, ho riflettuto a lungo prima di mettermi a scrivere. Avevo intenzione di occuparmi d’altro, magari di offrire un gentile omaggio al nostro Primo Ministro Renzi che oggi compie 40 anni, ma alla fine ho dovuto cedere e aggiungermi alle decine, centinaia di voci che si son levate intorno ai tragici fatti accaduti in Francia.

Premettendo che non è semplice capirci qualcosa, tanto per cominciare, come tessere di un puzzle sparpagliate su un piano disordinato che nessuno ha voglia di mettere in ordine.

Le vittime della redazione di Charlie Hebdo, gli ostaggi, i terroristi, i poliziotti: troppo assurdo per essere vero, o forse troppo vero per essere assurdo. Il mondo oggi sembra più interessato a giocare alla caccia all’uomo, alla percentuale di colpe da assegnare, al nemico musulmano, che a piangere e riflettere su se stesso; e la cosa non mi stupisce affatto.

Ecco perché lo grido fin dal titolo: ammazzateci tutti, ammazzateci pure.

Brainch
Autrice: Laura Arena

Siamo tutti Charlie Hebdo, forse è vero; è ancor più vero, allo stesso tempo, che nessuno di noi è Charlie Hebdo. Dietro una redazione coraggiosa, che ha scelto di andare in stampa nonostante un gesto folle l’abbia spazzata via quasi per intero, si accalcano le solite ipocrisie da benpensanti, che non fanno altro che gettare nuova infamia su tutta la vicenda, sul concetto stesso di onestà intellettuale che si vorrebbe invece propugnare.

Cose del genere non possono accadere: mai, in nessun caso, in nessuna società che voglia definirsi anche solo lontanamente civile o moderna o “umana”. Ma si sa, la tentazione di gridare allo scandalo, di urlare allo sporco musulmano terrorista, è così ghiotta che a qualcuno (leggasi: Matteo Salvini, Marine Le Pen e l’allegra brigata dei neofascisti da strapazzo) non dev’essere sembrato vero.

Ma neanche a noi, del resto: non ci pare vero, che qualcuno possa serbare tanto putridume in cuore, tanta viltà d’animo, da propagandarsi persino su decine di cadaveri.

Credo sia dunque propizia l’occasione di fermarci a prender fiato, noi tutti che cambiamo foto profilo su facebook dopo ogni tragedia, noi che ci esprimiamo attraverso gli hashtag e dietro un cancelletto serriamo a chiave la coscienza, noi che sotto sotto, anche solo per istinto, la prima cosa a cui pensiamo appena vediamo un musulmano è a dove avrà nascosto l’esplosivo. Quindi ammazzateci tutti, perché in realtà i veri morti siamo noi.

Ammazzateci tutti, perché ogni volta che leggiamo qualcosa che non garba produciamo una smorfia ed un cattivo pensiero, per tacere dei commentatori seriali che si lasciano andare a minacce sommarie contro genitori ed avi fino alla quinta generazione.

Ammazzateci, perché uccidiamo la libertà di pensiero e d’espressione ogni volta che “difendiamo le nostre radici cristiane” di cui in realtà non conosciamo un accidenti, ogni volta che esultiamo nel vedere clandestini morti in mare nel tentativo di uno sbarco, ogni volta che “gli stranieri a casa loro” mentre progettiamo di fuggire all’estero perché l’Italia è un deserto di camorra e clientelismo.

Ammazzateci, perché in fondo a molti di noi non spiacerebbe vedere politici e giornalisti fare la stessa fine dei redattori di Charlie Hebdo, quegli eroi fino a ieri sconosciuti che, forse, a qualche ben informato facevano pure schifo.

Ammazzateci tutti, perché in un immaginario collettivo manovrato dai gruppi di potere le voci fuori dal coro sono voci scomode, fastidiose, e la verità è poco più che un foglio bianco su cui scarabocchiare ciò che si vuole, fingendo che il mondo si fermi ai margini taglienti, una pericolosa linea da non oltrepassare, una pneumatica fobia dell’Altro, del Diverso, dello Sconosciuto.

I confini tra la vividezza delle parole e la grigia monotonia dell’ignoranza, spesso, sono molto più ampi di una barriera territoriale o della distanza tra due continenti. E non è sufficiente un viaggio in aereo per colmarli – né tantomeno una connessione ad internet. Oggi, forse, ci riscopriamo un po’ meno vivi; ed anche quei feretri feriti appaiono molto più significativi delle nostre insulse polemiche. Ammazzateci pure tutti, perché per quanto mi riguarda non c’è altro da aggiungere, se non la splendida vignetta realizzata da “Jenus“, i cui admin ringrazio per avermi concesso di utilizzare l’immagine.

Buona domenica, ed alla prossima.

 

Emanuele Tanzilli
@EmaTanzilli  

Jenus

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