Mentre la nazionale di calcio francese giunge al traguardo della finale della finale degli Europei, Il primo ministro Valls decide di vincere le resistenze del Paese e approva la Loi Travail ricorrendo ancora all’art. 49.3 della Costituzione francese per la seconda volta in due mesi. Per il parlamentare socialista dissenziente Pascal Cherki Valls è diventato «Monsieur Veto». Un paese diviso tra un governo debole ed un’opposizione sociale molto forte, ancora una volta in Europa prevale la logica del “governo del fare” che porta avanti le proprie iniziative senza dare ascolto alle parti sociali, come in Italia in cui da Monti a Renzi il numero dei voti di fiducia è aumentato esponenzialmente.
I deputati Repubblicani e i socialisti che in parlamento hanno cercato di ostruire il percorso impedire della legge sul lavoro escono dall’aula, ma le opposizioni non riescono a trovare le 58 firme necessarie per sospendere l’approvazione del provvedimento con un voto di fiducia, adesso la Loi Travail è legge della Repubblica ed entrerà in vigore dal 20 luglio.
Le proteste però non si sono mai calmate ed hanno fatto tremare il governo Valls più di una volta: scioperi continui (soprattutto nel settore dei trasporti dove tra controllori di volo e piloti sono stati cancellati centinaia di voli), proteste in piazza, scontri tra forze dell’ordine e manifestanti (violentissime le reazioni della polizia francese documentate in questi mesi), sit-in in Place de la République.
Un provvedimento che passa dunque attraverso un fortissimo dissenso sociale (circa il 60% dei francesi ha sostenuto il movimento di opposizione, sostiene Le Monde), con una manovra di palazzo. In tutto questo allora ci si dovrebbe chiedere che significato ha la democrazia oggi, se in uno dei paesi dalla più forte tradizione democratica in Europa la volontà popolare viene schiacciata senza ritegno dall’esecutivo. Se chi governa continua a prendere le proprie scelte senza l’appoggio della base su cui poi effettivamente queste si ripercuotono. Perché siamo certi che a Valls, anche se il governo cadesse domani, uno stipendio non mancherà, né dovrà cercare il suo primo lavoro in un sistema legislativo che lo priva di tutele e forza contrattuale. Che fine fa la democrazia se migliaia di persone scendono in piazza, protestano, discutono e poi vengono ignorate o oppresse con cariche della polizia e lacrimogeni? Che fine fa la democrazia se, mancando i voti, si bypassa il Parlamento e si fa legge senza alcuna legittimazione?
E mentre la democrazia muore nei palazzi francesi, è nelle piazze che questa trova nuova vita. Tante parole si sono spese nei confronti degli scontri, ma molto di meno si è parlato del Nuit debout che da semplice assemblea alla fine di un corteo, ha dato vita a gruppi di lavoro e di studio (sull’austerità, la democrazia, le questioni di genere ecc..), alla web-radio Radio Debout, al giornale Gazzette Debout che sono ora esperimenti molto importanti per ripensare la nostra società nel suo momento di massima crisi.
Valls con questo questo voto cerca di mettere a tacere i contestatori, ma la strada per questo governo e per Hollande verso la fine della legislatura è ancora lunga e difficile, e i movimenti di protesta, ne siamo certi, non si fermeranno per le vacanze estive.
Antonio Sciuto