Ancora brutte notizie dalle aziende del settore metalmeccanico italiano con l’indagine congiunturale di Federmeccanica che sottolinea la debolezza del settore, letteralmente messo in ginocchio dalla recessione.
Si evidenziano due dati allarmanti. Il primo riguarda il volume della produzione (-1,6% rispetto al primo trimestre e -1,9% rispetto al secondo trimestre dello scorso anno) che ha registrato una riduzione del 31,3% rispetto al periodo pre-recessione.
Il dato sembra essere lontano da un punto di svolta, poichè nel trimestre scorso il 31% delle aziende aderenti ha registrato un aumento dei volumi produttivi, mente il 23% ha dichiarato una contrazione, con il saldo (8%) che si colloca sugli stessi livelli del primo trimestre e del secondo trimestre 2013, con la conseguente riduzione dei mesi di produzione assicurata.
Il grosso di questo incremento è imputabile al commercio con l’estero che registra dal lato delle esportazioni un aumento del 1,7%. I dati sono comunque disomogenei nel settore, con le dinamiche “decisamente negative” nella produzione di macchine elettriche e di apparecchi meccanici, che vengono mitigate nell’aggregato dal recupero nelle produzioni del comparto metallurgico e dei mezzi di trasporto. L’altro dato allarmante, diretta conseguenza della riduzione dei volumi di produzione, riguarda la situazione patrimoniale delle aziende aderenti al sindacato, sotto il profilo della liquidità. Il 13% delle aziende aderenti al sindacato presenta una situazione patrimoniale che rende difficoltoso il normale proseguimento dell’attività produttiva.
Di queste aziende solo il 74% riesce a dilazionare i pagamenti, il 14% va incontro a difficoltà nel reperimento delle materie prime mentre l’8% è costretta a ridurre i volumi produttivi. La somma di questi due dati porta i redattori dell’indagine a produrre previsioni negative per il settore che, a prescindere dai lievi miglioramenti registrabili nei prossimi trimestri, va incontro ad un ridimensionamento delle strutture (il grado di utilizzo degli impianti è inferiore all’80% in tutti i comparti) e degli organici con il 9% degli aderenti che pensa di aumentare il numero dei dipendenti, contro il 16% che pronostica riduzioni.
Marco Scaglione