Il 73esimo posto: è questo il piazzamento nella classifica mondiale della libertà di stampa dell’Italia che, in questo modo, diventa l’ultimo dei paesi occidentali, essendo precipitata in un solo anno di 24 posizioni. A scivolare in classifica anche gli Stati Uniti, nonostante una forte storia passata alla difesa del giornalismo, che al momento vedono occupare il posto 49, avendo perso dunque ben tre posizioni.
Italia e USA, tuttavia, testimoniano come quella del 2014 sia stata un’annata tragica per la libertà di stampa, in ogni Paese del mondo. Infatti, secondo la classifica stilata da Reporters sans Frontières, tra i 180 Paesi, soltanto la Francia guadagna un posto e sale al 38esimo. Poi ce ne sono altri in cui sono avvenuti dei concreti miglioramenti, ma ciononostante, ci riferiamo ad aree come Costa d’Avorio, Georgia, Nepal e Brasile in cui il pluralismo deve ancora consolidarsi appieno.
Cosa influenza la libertà di stampa?
Due fattori influenzano i risultati ottenuti dai vari Stati.
Il primo è la relazione tra il giornalismo e il potere, ossia i limiti che il giornalismo si trova ad affrontare per quanto riguarda, ad esempio, condizionamenti politici, economici, e minacce. In tal senso si produce un contrasto velato nelle democrazie consolidate (come l’Italia), fino a raggiungere la violazione o negazione di qualsiasi tutela, come avviene nei regimi autoritari o in Paesi come la Russia di Putin, ossia regimi nei quali, seppur presentino elementi essenziali di democrazia (elezioni politiche, pluralismo delle fonti d’informazione), il presidente e il governo influenzano fortemente il potere giudiziario e controllano la maggior parte dei mass media. In tal senso, la Russia ha perso ben quattro posizioni rispetto al 2013, scivolando al 152esimo posto.
Il secondo elemento concerne l’attività concreta dei giornalisti e le difficoltà con cui essi si trovano a confrontare ogni giorno. I casi peggiori si riscontrano nei territori di guerra. Basti pensare che nell’anno 2014 sono stati ammazzati 85 giornalisti, 800 sono stati arrestati e 168 invece quelli sequestrati: un quadro davvero tragico e amaro per chi ama questa professione e crede nella libertà di opinione, espressione e informazione. In Italia, stando a quanto affermato dall’osservatorio “Ossigeno per l’informazione”, lo scorso anno, sono avvenute ai danni dei giornalisti 47 aggressioni fisiche, 139 avvertimenti minacciosi, 22 danneggiamenti e 176 denunce e azioni legali. E non solo: in questa prima parte di 2015 già sono state registrate 21 minacce, a dimostrazione del fatto che i diritti di cui sopra non sono sufficientemente tutelati, favorendo, molto probabilmente, un’ulteriore discesa tra i piazzamenti RSF.
Andrea Palumbo