Un’apparizione inattesa, quella del presidente della Commissione Europea, che questa mattina si è presentato in sala stampa per affrontare a viso aperto i giornalisti, per la prima volta dallo scoppio dello scandalo LuxLeaks.
Accordi fiscali segretamente concessi dal governo lussemburghese a decine di grosse multinazionali, nel periodo compreso tra il 2002 e il 2010 e pertanto anche sotto la guida dello stesso Juncker, per ottenere regimi fiscali di vantaggio corrispondendo aliquote ridicole, talvolta persino inferiori all’1%.
In questo modo, numerose aziende avrebbero ottenuto milioni e milioni di risparmi sulle tasse con semplici “giochi di prestigio” burocratici. Ma la recente inchiesta dell’ICIJ, condotta da un team di giornalisti di ogni parte del mondo analizzando i registri di 340 imprese ed oltre 28 mila pagine di documentazione, ha portato alla luce il colossale artificio contabile presto divenuto lo scandalo LuxLeaks.
Una “bomba” esplosa a poche settimane di distanza dalla faticosa e travagliata nomina di Juncker alla presidenza della Commissione UE, attraverso un accordo bipartisan tra PPE e PSE, i quali adesso faticano a trattenere l’imbarazzo. Nell’ambiente si cerca di tenere le bocche cucite, a Bruxelles sembra non essere accaduto nulla, ma numerose testate di spicco, come il Financial Times, non hanno perso tempo a prendere posizione, suggerendo esplicitamente le dimissioni di Juncker.
Che però questa mattina è intervenuto davanti ai cronisti, per la prima volta, per difendersi. “Non ci sono conflitti di interesse fra la mia posizione di presidente della Commissione europea e le indagini aperte dalla Commissione”, ha dichiarato, “le decisioni fiscali sono prassi consolidata, sono dichiarate legali dalla Commissione purché non discriminatorie, e questo le leggi del Lussemburgo lo prevedono”.
Sereno, convinto delle sue posizioni e, soprattutto, per nulla intenzionato a rimettere il suo mandato, scatenando una tempesta istituzionale dalle conseguenze politiche imprevedibili.
“Per tutta la mia vita ho lavorato per promuovere l’armonizzazione fiscale in Europa”, ha aggiunto il presidente, riferendosi al lavoro in corso d’opera da parte della sua commissione per una direttiva sullo scambio automatico delle decisioni fiscali e per un’aliquota unica alle imprese: obiettivo ambizioso e certo più arduo da conseguire, ora che lo scandalo LuxLeaks è emerso in tutta la sua dirompenza.
A condurre un’indagine sarà la commissaria alla Concorrenza Vestager, su cui Juncker ha garantito che non eserciterà alcun tipo di pressione o influenza.
Resta da capire in che modo il mandato Juncker potrà svolgersi e dipanarsi, alla luce di questa “falsa partenza”, e che credibilità potrà avere, dopo lo scandalo LuxLeaks, il progetto di Europa della solidarietà condotto da chi si è mostrato, finora, solidale solo con le grandi multinazionali.
Un reportage completo di The Guardian è reperibile qui: http://www.theguardian.com/business/2014/nov/05/-sp-luxembourg-tax-files-tax-avoidance-industrial-scale
Per l’inchiesta e la documentazione prodotta da ICIJ invece, qui: http://www.icij.org/project/luxembourg-leaks/explore-documents-luxembourg-leaks-database
Emanuele Tanzilli