La furia iconoclasta dell’ ISIS sembrerebbe non essersi placata. Dopo aver distrutto un parte delle antiche mura e le opere d’arte del museo di Nivive, la tomba del profeta Giona e raso al suolo l’antica città assira di Nimrud, ora sono le piramidi egizie ad essere state prese di mira.
L’ISIS ha lanciato di recente una fatwa (risposta del giudice ad un dubbio legislativo non sufficientemente chiaro) contro il patrimonio culturale egizio. L’appello è arrivato da un predicatore del Kuwait, Ibrahim Al Kindi che ha affermato “Non vi è un peccato più grave dal lasciare in piedi i simboli dell’apostasia e dell’idolatria quando è possibile distruggerli. Non è corretto usare il pretesto che i discepoli del profeta che sono entrati in Egitto non abbiano fatto radere al suolo le Piramidi e la Sfinge semplicemente perché le statue dei faraoni, a quei tempi, erano sepolti sotto terra e sono uscite allo scoperto solo negli ultimi secoli”.
A detta dei tribunali islamici consentire l’esistenza delle piramidi sarebbe favorire l’idolatria in quanto simboli contrari alla fede islamica e quindi hanno affidato ai jihadisti la missione di farle saltare in aria.
Le parole di Al Kindi, stanno destando scalpore, soprattutto in Egitto. Queste le parole di Mustafa Amin, segretario generale del Consiglio Supremo delle antichità: “Chi ha pronunciato la fatwa contro le Piramidi non capisce nulla; la religione ci esorta a prendere esempio da chi ci ha preceduto attraverso l’osservazione di ciò che ci hanno lasciato. La legge egiziana punisce chi intacca i beni archeologici, anche solo con un graffio. Questi reperti sono il punto di contatto diretto tra noi e il passato e la loro esistenza è importante”
La fatwa contro le Piramidi e la Sfinge era già stata pronunciata in precedenza nel 2012 dall’imam Murgan Salem Al Gohary, ma fino ad oggi è rimasta solo una minaccia.
È comunque opportuno chiedersi se i ”gioielli” dell‘antichità egizia siano realmente al sicuro. Visti i recenti fatti e le immagini diffuse di distruzione dei monumenti, qualche dubbio sorge e il rischio sembrerebbe reale.
Vincenzo Nicoletti