Sono ben 35 mila gli ettari di territorio sardo – spesso costituiti da coste incantevoli – destinati a strutture e infrastrutture al servizio delle forze armate italiane e NATO, e corrispondono a circa il 65% delle servitù nazionali.

Il Presidente della Regione Francesco Pigliaru aveva già da tempo definito inaccettabile una tale sproporzione di gravame, ma all’indomani del sopralluogo avvenuto successivamente all’incendio di Capo Frasca – causato appunto da esercitazioni militari – risulta ancora più determinato.

“Dal 1994 non c’è stato anno in cui non sia divampato un incendio in uno dei poligoni sardi. A Teulada, sono andati in fumo 440 ettari dei bosco e nessuno può negare che queste basi generano pericoli per la Sardegna” ha dichiarato Pigliaru in Consiglio, annunciando l’addebito alla Difesa di 20 mila euro di costi per l’intervento della macchina regionale anti-incendio accorsa a spegnere il rogo sfuggito al controllo dei militari, causato da un esercitazione di aerei tedeschi.

Quest’ultimo grave incendio è stato dunque l’ennesima goccia di un vaso che comincia a traboccare, il casus belli che ha portato il “professore” ad avanzare un conflitto istituzionale serio come non era mai stato fatto dai suoi predecessori.
Non è bastato l’annuncio da parte del Ministro della Difesa Roberta Pinotti di una sospensione delle esercitazioni durante il periodo estivo, apprezzabile ma assolutamente non soddisfacente per Pigliaru e definito come “una beffa” dall’ex governatore Cappellacci (Forza Italia), che intanto si dice pronto ad andare a Roma a rovesciare qualche tavolo, in un ritrovato orgoglio sardo mai intravvisto nella precedente legislatura.

Il Presidente ha ribadito come la chiusura in tempi celeri del poligono di Capo Frasca e in tempi certi della base di Teulada sia da considerarsi un obiettivo di legislatura, e come le aperture del ministro, per ora solo a parole, siano viziate da un “difetto di visione”.
In Consiglio Regionale SEL, partito membro della coalizione di giunta, ha presentato un disegno di legge mirato a vietare di fatto qualsiasi esercitazione militare nel territorio sardo. Fuori dal Consiglio intanto un sit-in promosso da varie associazioni ambientaliste, pacifiste, sindacali e indipendentiste ha chiesto la dismissione immediata di tutti i poligoni militari in Sardegna. L’insofferenza della popolazione isolana verso le servitù si fa sempre più forte e diffusa, proprio a causa dei pericoli per l’ambiente, per l’incolumità e per la salute che esse provocano e hanno provocato in tutti questi anni.

Roberto Davide Saba

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