Il Teatro Il Primo, nato nel 1998 sulle ceneri di una fabbrica di pellicce, giunge oggi alla sua 19° stagione teatrale. Esso deve la sua nascita al poeta e drammaturgo Arnolfo Perti e all’attore e regista Rosario Ferro, i quali hanno voluto trasformare la zona collinare in un luogo in cui ci fosse un punto di aggregazione culturale.
Dal 1998 ad oggi, il palcoscenico del Teatro Il Primo è stato calcato da illustri artisti, tra cui Ugo Pagliali, Oreste Lionello, Enzo Moscato, Antonio Casagrande e molti altri. Oggi, vanta il prestigio di essere sede di un’accademia di formazione per l’attore che è diretta dallo stesso Arnolfo Perti.
Inoltre, ospita due compagnie teatrali: la Compagnia Bianca Sollazzo, dedicata al teatro di tradizione, e la Compagnia Arnolfo Perti, che si dedica al teatro contemporaneo di impegno civile.
Domani, Venerdì 14 ottobre alle ore 11.30, presso la sede di Viale del Capricorno 4, si terrà una conferenza stampa che presenterà la stagione 2016/2017 del Teatro Il Primo, in cui interverranno attori, registi e lo stesso direttore Arnolfo Perti. La stagione teatrale di quest’anno seguirà essenzialmente tre percorsi che si intersecano tra loro dal punto di vista delle indagini linguistiche e degli itinerari culturali: ci saranno quindici appuntamenti che riguarderanno il tema della prosa, del mondo orientale e di Napoli.
E, in occasione della conferenza stampa, abbiamo fatto qualche domanda proprio ad Arnolfo Perti.
Qual è l’intento del Teatro Il Primo?
Il Primo è nato nel 1998 sulle ceneri di una fabbrica di pellicce nel tentativo di trasmutare una cultura di morte in un progetto di vita e di aggregazione per un quartiere, Stella san Carlo, privo di luoghi di cultura. Sul suo piccolo proscenio si sono avvicendati artisti di calibro nazionale, quali Ottavia Piccolo, Ugo Pagliai, Enzo moscato, Isa Danieli e molti altri. E dal 2007, si organizza la rassegna “Teatri di un dio minore”, per valorizzare il teatro di impegno civile e morale: uno squarcio necessario contro ogni forma di discriminazione e muro ideologico. Ogni anno difatti la Rassegna porta un sottotitolo: quello di quest’anno è ‘la paura mangia l’anima’ che parafrasando il titolo di un film del grande Rainer Werner Fassbinder è teso a stigmatizzare le barriere del pregiudizio che separano gli uomini sulla base del proprio credo religioso, colore della pelle e orientamento sessuale. Un percorso necessario per dire “No” ad ogni forma di odio ed intolleranza.