La Galamella è la nuova nutella napoletana. Quest’ultima fa parte della linea di prodotti alimentari della Galameo, azienda alimentare campana. L’intento è quello di proporre alle famiglie un’alternativa ai prodotti poco sani. Difatti, la politica aziendale è fornire un prodotto fatto esclusivamente con materie prime senza aggiunta di conservanti.
A parlarci della sua nuova invenzione e del suo modo di considerare la sana alimentazione è Dario Meo, il giovane imprenditore dell’azienda.
Com’è nata l’idea di produrre la Galamella?
“Sono nato e cresciuto con pane e INNOMINABILE – così chiama Dario Meo la Nutella – ma circa 2 anni fa ho deciso di non mangiarla più perché ero sempre più consapevole degli ingredienti non salutari in essa contenuti, tra tutti olio di palma e zuccheri in eccesso. Ho cominciato ed assaggiare oltre trenta creme alla nocciola differenti senza mai trovarne una dal sapore simile a quella a cui ero abituato. Così ho deciso di introdurre una mia crema alla nocciola nella linea GALAMEO; dopo prove e riprove sono riuscito a soddisfare il mio palato con un prodotto simile ma con ingredienti diversi (oltre 43 % di nocciole e olio extra vergine d’oliva)”.
Perché ha deciso di creare un’alternativa al colosso Nutella?
“Il mio prodotto deve rappresentare l’alternativa sul mercato alle altre creme alla nocciola. Non posso competere e pensare di combattere l’INNOMINABILE. Mi troverei a vestire i panni di Davide contro Golia, ma si sa come andrebbe a finire”.
Ferrero ha dichiarato che l’olio di palma è sette volte più nutritivo rispetto ad altri oli. Cosa ne pensa?
“Sono impegnato personalmente nella battaglia contro l’olio di palma da due anni. Le nuove leggi comunitarie e nazionali stanno mettendo fine alla libertà dell’industria alimentare nel mettere l’olio a basso costo che veniva celato sotto la voce ‘grassi vegetali’. L’olio di palma, se vogliamo, non è dannoso preso in modiche quantità per il nostro organismo, ma il vero problema è l’abuso: oggi il 70% dei prodotti a scaffale nei supermercati lo contiene. Le grande industrie
cercano di difendersi pagando testate e medici con false dichiarazioni. Noi consumatori abbiamo solo un modo per difenderci: non comprare più prodotti con questo grasso di bassa qualità che risulta il più economico per loro”.
Lei crede in una ripresa dell’industria alimentare del Sud? In merito a ciò, cosa si sente di consigliare agli altri?
“Il Sud deve essere il motore della nazione: oltre il 75 % delle eccellenze alimentari sono meridionali per il clima e la storia. Non emigrate specialmente con lauree in tasca, cercate di fare qualcosa nel vostro territorio, prendete il mio esempio e prima o poi il sogno si avvererà. Ciò che mi ha convinto definitivamente sono state le parole della canzone di Rocco Hunt a Sanremo che in due strofe recitava: ‘questo posto non deve morire, la mia gente non deve partire’. Così, il 3 Aprile 2014, ho deciso di aprire l’azienda alimentare Galameo”.
L’EXPO si pone come riferimento di nutrizione sana e sostenibile. Ma la presenza della Coca Cola e del McDonald’s sembrerebbe essere una contraddizione. Lei come pensa si possa intraprendere un percorso di informazione corretta e consapevole?
“Considero l’EXPO bellissimo ma la presenza di Coca Cola e McDonald’s non la condivido, ma sappiamo tutti che è servita per finanziarlo visto che parte dei soldi stanziati sono in parte spariti. La mia informazione è quotidiana, cerco di convincere tutti a mangiar sano, dal vicino di casa alla signora al supermercato. Cerco di fare informazione anche nelle scuole partendo dai bambini che vengono abituati da piccoli a mangiare male, purtroppo le loro scelte alimentari sono dettate dalla televisione che pubblicizza cibo spazzatura e dai genitori che nella maggior parte dei casi per mancanza di tempo sono poco attenti all’alimentazione dei loro figli”.
Quanto potrebbe incidere in negativo l’approvazione del TTIP?
“Sicuramente tutto va sempre a discapito dei piccoli consumatori. Il mio invito è quello di consumare prodotti locali, artigianali, di piccoli produttori che abbiano come denominatore il sano e genuino. Gli accordi tra gli stati e tra le potenze mondiali sono sempre serviti a tutelare gli interessi economici non considerando i cittadini in termini di alimentazione e salute”.