La legge polacca attualmente permette l’aborto solo in tre casi limite: se il feto è gravemente malformato, se la donna è vittima di stupro o se la vita della madre è in grave pericolo. Il partito conservatore Diritto e Giustizia sembra intenzionato a togliere almeno qualcuna di queste possibilità e questo ha scatenato una protesta ormai famosa anche fuori dai confini polacchi: czarny protest.

In un articolo pubblicato su Limes nel gennaio 2014 (“Con noi o contro Dio”), Adam Szostkiewicz scriveva: «tra i giovani cresce il numero di persone che dicono: Dio e la fede – sì, la Chiesa come istituzione e gerarchia – non necessariamente» (p.92).

In quelle stesse pagine, Szostkiewicz sottolineava anche come dai sondaggi emergesse che, sebbene la famiglia e la fede fossero ancora valori importanti, sempre più persone rifiutavano divieti relativi a contraccettivi e sesso prematrimoniale. Allo stesso tempo, il giornalista rilevava come alcuni credenti si stessero radicalizzando.

Sono passati quasi tre anni e la situazione che Szostkiewicz descriveva è portata alle estreme conseguenze.

Il partito conservatore Diritto e Giustizia (PiS), supportato da (e legato a) padre Rydzyk, si sta impegnando per cancellare il diritto all’aborto in un paese che, a questo riguardo, ha già una delle leggi più severe in Europa.

Il popolo polacco però non sta a guardare. Così il 3 ottobre, per protestare contro una proposta di legge avanzata dall’organizzazione Ordo Iuris che avrebbe reso l’aborto completamente illegale, donne e uomini sono scesi in piazza in tutta la Polonia vestiti di nero. La cosiddetta czarny protest (da “czarny”: nero; “protesta” è maschile in polacco).

Eppure, nonostante le proteste avessero portato il partito conservatore Diritto e Giustizia (PiS) a prendere le distanze dalla proposta di legge contro l’aborto, Kaczyński, uno dei leader del partito, avrebbe fatto capire da che parte stava a distanza di pochi giorni.

Infatti, qualche giorno dopo, in un’intervista all’agenzia di stampa PAP, ha dichiarato: «Vogliamo che le donne partoriscano, anche se il bambino è gravemente malformato, affinché possa venire battezzato, seppellito e avere un nome».

Questo ha portato ad un’altra protesta, il 13 ottobre, questa volta organizzata sotto la casa dello stesso Kaczyński.

La vera e propria czarny protest è stata replicata qualche settimana dopo, il 24 ottobre. In questo caso, in Italia c’è stata una sola manifestazione di solidarietà, a Roma, ma nel mondo ci sono state dimostrazioni fino in Australia.

La situazione in Polonia sembra ancora piuttosto critica. Andrzej Duda ha appena firmato una legge per la quale verranno dati 4000 złoty (circa 900 euro) a chi deciderà di condurre a termine una gravidanza di un bambino gravemente disabile. La legge entrerà in vigore il primo gennaio 2017.

Lo stesso Duda si è dichiarato favorevole ad approvare misure più restrittive in termini di diritto all’aborto, dato che le leggi attuali, a suo parere, «non proteggono abbastanza le vite di questi bambini».

Queste affermazioni e i provvedimenti sopracitati danno un’idea della mentalità di questi politici, in netto contrasto con l’appello alla decrescita demografica fatto recentemente dal Club di Roma, che, come riportato in questo articolo, ha proposto di dare 80.000 dollari alle donne che a 50 anni avessero partorito un solo figlio.

Luca Ventura

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