Negli ultimi dieci anni, il numero degli immatricolati nelle università italiane è sceso del 17%.
Studiare all’università è diventato un costo e, ormai, quasi un privilegio, nonostante l’articolo 34 della Costituzione reciti: <>. Infatti, non sono molte le regioni che riescono a coprire la domanda delle borse di studio: alcune, come la Campania, non assicura neanche la copertura del 30%.
Il problema principale non sono tanto le rette degli atenei o le spese di libri (sebbene la situazioni cambi da università ad università), ma l’affitto delle stanze per gli studenti fuorisede. La questione non è soltanto la piaga dell’affitto in nero (per il quale uno studente di Brescia che studia a Napoli risulta pendolare e nessuno riesce a fare due più due), ma soprattutto il costo eccessivo del mercato immobiliare. C’è un paradosso però: mentre i prezzi del mercato immobiliare in sé sono in decrescita, il fitto per gli studenti fuorisede è aumentato del 50% negli ultimi anni. Quindi, questa spesa è un vero salasso per le famiglie degli studenti (si stima che ben l’80% degli aiuti familiari serva per coprire le spese dell’alloggio), costringendo gli studenti a cercare qualche lavoretto (ovviamente anche questo a nero).
Le situazioni più critiche si registrano a Milano e Roma, in cui una singola può costare rispettivamente 480 € e 410 €, mentre la situazione va un po’ meglio al Sud.
Il dato che fa più riflettere è la fornitura dei posti letti da parte delle università italiane: solo il 2% rispetto al 10% di Francia e Germania. Infatti, nel nostro paese non sono mai state fatte politiche per l’abitare. Si è lasciato ampio margine di manovra alle regioni, determinando una forte disparità tra regione e regione. Se in Toscana ed Emilia c’è la sicurezza di ricevere una borsa di studio e di trovare un posto in uno studentato, altrettanto non avviene in Campania, in cui esiste una figura la figura dell’idoneo non beneficiario (cioè dovresti avere un contributo dalla Regione perché ne sei meritevole, ma non l’avrai perché non ci sono soldi).
In queste settimane, Link – Coordinamento Universitario ha stilato un vero e proprio dossier sulla questione dell’abitare, meritandosi una pagina intera su “la Repubblica”. In un’intervista, il portavoce nazionale di Link, Alberto Campailla, ha suggerito una probabile soluzione (se solo ci fosse la volontà politica di investire nell’istruzione) : <<Riconvertire gli immobili abbandonati in studentati e assicurando un reddito di formazione per gli studenti>>.
Marco Di Domenico