Luigi Materba –“Le galline pensierose” Quodlibet (pp. 96, euro 12)
Certi libri cadono nell’oblio. Li cerchi disperatamente in ogni libreria della città, ma la risposta è una cantilena: questo libro è fuori catalogo; l’ultima edizione risale a “secoli” fa. Per fortuna, a volte ritornano. È il caso del “bestiario” di Luigi Malerba “Le galline pensierose”, opera edita per la prima volta nel 1980 da Einaudi, che ritorna in libreria a vent’anni dall’ultima edizione targata Mondadori. Questa volta è la casa editrice Quodlibet a pubblicare un’edizione ampliata – aggiunti nove nuovi racconti, scritti dall’autore nel 2008 – di questo acutissimo libretto che, secondo Calvino, sta fra l’ironia del nonsense e la vertigine metafisica degli apologhi zen.
I 155 racconti brevissimi (poche righe ciascuno) hanno come protagonista le galline e le loro escursioni nel campo del pensiero. Le galline di Malerba sono scienziate e archeologhe, scrivono trattati, s’interrogano su questioni filosofiche, si arrovellano il cervello per apparire migliori o alla moda, si impegnano per diffondere la matematica; sono simpatiche e bizzarre, creative ma estremamente stupide, proprio come l’essere umano, che spesso, molto spesso è “stupido come una gallina”: è per questo che Calvino – si, ancora lui, grande estimatore dello scrittore emiliano– sostenne che «per Malerba osservare le galline vuol dire esplorare l’animo umano nei suoi inesauribili aspetti gallinacei».
La gallina numero 15, ad esempio, ha qualche problema con la vista e… con il relativismo:
«Una gallina strabica vedeva tutto il mondo un po’ storto e credeva che fosse storto veramente, Vedeva storte anche le sue compagne e anche il gallo. Camminava sempre di sbieco e spesso andava a sbattere contro i muri. Un giorno di vento passò con le sue compagne davanti alla Torre di Pisa. «Guarda il vento che ha stortato quella torre», dissero le galline. La gallina strabica guardò anche lei la torre e la vide perfettamente dritta. Non disse niente, ma pensò che forse le sue compagne erano strabiche».
La gallina numero 28, invece, è un’ eretica. Nestoriana, ma solo perché vuole attirare l’attenzione su di sé:
«In anni molto antichi una gallina stravagante professò l’eresia nestoriana, o meglio sparse la voce di essere nestoriana, ma senza nemmeno sapere che cosa significasse. Lo faceva per attirare l’attenzione su di sé. Ci riuscì. Infatti venne presa, strangolata, spennata e tagliata a pezzi».
I racconti di Malerba sono pillole di umorismo e di nonsense, ma allo stesso tempo aiutano a riflettere. Un libretto da tenere sul comodino e da leggere con attenzione, per ricordare che in fondo, in ognuno di noi, alberga una certa dose di stupidità.
Luigi Tammaro