Mancano ormai pochi giorni all’apertura della personale fotografica del regista americano David Lynch, di scena al MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna.
The Factory Photographs apre i battenti il 17 settembre, con conclusione il 31 dicembre, e sarà composta di 124 fotografie che ritraggono fabbriche ed ambientazioni industriali, da sempre suggestioni vive nell’immaginario del grande regista sperimentale.
Opifici, cantieri, macchinari, filtrati da onirici bianchi e neri e seducenti atmosfere notturne, costituiscono un lunghissimo fil rouge che attraversa per intero il concetto di visionarietà lynchiana e, di conseguenza, abbraccia l’intera carriera artistica del regista.
Quello delle cosiddette archeologie industriali, è un terreno su cui la fotografia ha storicamente seminato e raccolto frutti interessanti. Da un punto di vista tematico, le foto di Lynch guardano all’opera di fotografi come Bernd e Hilla Becher, e conseguentemente ad alcuni loro notevoli allievi come Thomas Ruff, Andreas Gursky e Thomas Struth, ma si sviluppano in maniera differente. Lynch, infatti, non persegue il medesimo ideale di registrazione e schedatura a grado zero di certa fotografia tedesca, tutt’altro: gli scatti in questione penetrano all’interno degli edifici, ne sondano gli angoli, ne assorbono le ombre, ed aprono le finestre verso i multiversi esplorati dal grande sperimentatore dell’incubo, parafrasando il titolo della rassegna mensile della Cineteca di Bologna a lui dedicata (dal 12 al 28 settembre).
I 124 scatti sono realizzati in due soli formati (28 x 35,6 cm e 100 x 150 cm), e svelano la metodologia d’approccio dell’autore a questi ruderi industriali rispolverati tra Stati Uniti, Polonia e Inghilterra. L’attenzione marginale rivolta alle geometrie di ciminiere, cunicoli, ingranaggi e quant’altro, conferma la tendenza lynchiana all’indeterminatezza e all’insondabilità, imprescindibili leitmotive di un’intera carriera giocata ai margini del surrealismo, in cui atmosfere sinistre, perturbanti, accompagnate da perenni nubi oscure, manifestano la volontà di Lynch di distanziarsi da ogni genere di razionalismo.
La mostra è curata da Petra Giloy-Hirtz, in collaborazione con il MAST e la Photographers’ Gallery di Londra, ed ha il pregio di svelare al pubblico ulteriori produzioni della carriera artistica di David Lynch, inaugurata nel 1966 alla Pennsylvania Academy of Fine Arts di Philadelphia. Il percorso espositivo è completato, infatti, da alcuni corti giovanili di Lynch (“Industrial Soundscape”, “Bug Crawls” e “Intervalometer: Steps”) e da un’installazione sonora dal titolo “The Air Is On Fire_ I (Station)”, tutti proiettati a ciclo continuo; inoltre, nelle giornate di apertura straordinaria, verrà offerta al pubblico la visione di Industrial Symphony No. 1, una performance teatrale ultra-sperimentale del 1989 che rappresenta uno degli inni lynchiani all’estetica industrial, esaustivamente sondata sin dagli albori con opere come Eraserhead (1977) e da collaborazioni musicali con Rammstein e Nine Inch Nails.
The Factory Photographs costituisce, dunque, una ricchissima opportunità per il pubblico bolognese, e italiano in generale, di sperimentare gli incubi, le ombre, gli spettri e le splendide suggestioni di uno dei più geniali artisti del panorama internazionale.

The Factory Photographs, in mostra al MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna, dal 17/09 al 31/12.

Cristiano Capuano

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