Il 28 novembre 1757, in un sobborgo di Londra, nasceva William Blake, poeta, incisore e pittore inglese, al giorno d’oggi una figura di importanza non del tutto precisata e su cui i critici ancora litigano.
L’indole di Blake emerge soprattutto dalle sue poesie nei “Canti dell’Innocenza e dell’Esperienza”, in cui mette a nudo il suo lato infantile, pieno di giardini e villaggi – innocente appunto – e quello cupo, fatto di incubi e sprazzi di luoghi oscuri.
Basterebbe anche solo una rispolverata di inglese per capire che si tratta di uno spunto bello e buono per il nuovo album studio degli U2 “Songs of Innocent”. L’annuncio ufficiale del disco, caduto improvvisamente dal cielo come una meteora, è arrivato questo martedì, nientepopodimenoche in occasione dell’evento Apple di lancio dei nuovi iPhone 6, 6 Plus e iWatch a Cupertino, in California, dove i quattro di Dublino si sono anche esibiti cantando la canzone di apertura del cd, “The miracle (of Joey Ramone)”. La collaborazione con Apple – non nuova ai più – e il loro ritorno sulla scena della musica mondiale dopo quasi sei anni di inattività in un contesto del genere, hanno consentito alla band irlandese di sfondare un primato e di centrare la più massiccia operazione di lancio mai avvenuta nella storia della musica. Fino al 13 ottobre “Songs of Innocence” sarà disponibile gratis a tutti gli utilizzatori di iTunes in 119 Paesi diversi che, a fare due conti, sono circa mezzo miliardo di copie ‘vendute’ in un solo colpo. Bella roba, se poi si contano anche i prossimi iPhone 6 messi sul mercato, sui quali si troverà già l’album nella libreria dell’app.
La leggenda degli U2 continua, i quattro amici di sempre sono ancora lì, a far musica e a far sognare di nuovo i fan da tutto il mondo. E non sarebbe stato di certo nello stile degli U2 se ci si fosse soltanto limitati ad un annuncio online. No, ridicolo. Altra scuola. La scelta di provvedere ad una così palese mossa di marketing non passerà inosservata soprattutto agli occhi dei fans più intimi. D’altronde si sa, i tempi del “do it yourself” sono finiti da un pezzo e nel mondo della musica, ormai, non ci si fa spazio se non con un gran giro di soldi.
L’ALBUM – Songs of Innocence è un puro concentrato di vita, dei vecchi U2, quelli delle origini e della tarda scena punk rock anni ’70, quei quattro squinternati di Dublino ancora alla ricerca di un’identità, dell’elisir di lunga musica, finché la voce di Joey Ramone, Joe Strummer, i Beach Boys, i viaggi in California, non li prendono e li scaraventano fuori dalla vecchia cantina sporca in cui suonavano e li aprono al mondo, ai loro orizzonti, al loro stile inconfondibile. Un sound generazionale, dalla voce dolce e sensuale di Bono ai tocchi leggeri, limpidi e i ponti armonici di un favoloso The Edge, all’imponente mole ritmica di Adam e Larry.
In Songs of Innocence gli U2 ripercorrono se stessi, negli anni in cui erano soltanto bambini innocenti al cospetto del grande mondo del rock internazionale, di cui oggi si può dire abbiano preso stabilmente il comando. A detta dello stesso Bono, è l’album più personale della band e per questo ha avuto una gestazione piuttosto lunga. Dall’ultimo “No Line On The Horizon” sono passati tanti anni e qualcuno magari si sarà fatto scappare un qualche commento di troppo. Troppo vecchi? Troppo out? Decisamente no, e Songs of Innocence ce lo chiarisce pezzo per pezzo. Agglomerato di ricordi, passioni, speranze, sogni, volando tra i meravigliosi riff di Dave e la calda voce di Paul. Un disco intimo, in cui non c’è nessun protagonista se non tutti, e niente paura fan, perché non sarà l’ultimo. A dircelo, se non sembrava già chiaro, è lo stesso Bono in una lettera. E attenti tutti, il nome già c’è: ed è “Songs of Experience”.
“There is no end to love!”
Nicola Puca