Sabato 14 maggio il Teatro Nostos di Aversa (NA) ha fatto da palcoscenico allo spettacolo “Questione di un attimo”, diventando un’importante tappa in quella strada per la legalità che ha avuto inizio al festival reggiano “Noi contro le mafie”.
L’opera è stata scritta da Emanuele Tirelli che ha riportato fatti realmente accaduti e poi filtrati dalla finzione scenica. Sotto la direzione del regista Alessandro Gallo e la collaborazione dell’attore Marco Ziello, il progetto ha preso vita.
Messaggio portante è la stanchezza che grava sulle spalle di Francesco Miniato, un giornalista costretto al secondo lavoro da cameriere per riuscire ad arrivare a fine mese.
La misera paga per l’attività giornalistica non è sufficiente, è costretto a condurre una vita da alienato al ristorante Gorilla. Le sue giornate si costruiscono su continui via-vai, ore vuote e numeri dei tavoli. Ziello interpreta il suo personaggio a passi di danza, ma Francesco non riesce a seguire il ritmo, è impacciato e confuso, non riesce ad ambientarsi in una realtà che non gli appartiene.
“Il giornalista è semplicemente una persona curiosa, che vuole capire e conoscere ogni cosa, che fa del sapere un mestiere che viene fin troppo denigrato e sottopagato.”
I problemi economici iniziano a pesare davvero quando è la famiglia a non credere più in lui. Con la credibilità ed i sani principi non ci si sfama e forse sarà il caso di rivalutare le proprie priorità.
Ma Miniato imparerà a breve una dura lezione di vita.
Nella fascia dei cinque comuni del Manino dovevano essere finanziati parchi verdi da imprese edilizie che invece, implicate in un enorme giro di riciclaggio, hanno dato il via alla costruzione di una serie di centri commerciali. L’occhio della camorra ha raggiunto la trattoria “Gorilla” e l’entusiasta giornalista, forte della rinuncia di qualsiasi tipo di corruzione, ha denunciato l’accaduto, per poi scrivere un secondo pezzo basato sulla soffiata di un consigliere comunale.
Il risultato? Miniato è stato licenziato, allontanato da tutti e minacciato. I suoi articoli hanno fatto scalpore per qualche giorno, per poi finire nell’oblio, persi tra l’omertà che consente la serenità cittadina.
Ma allora, a che serve la parola?
“La parola è forte e penso che l’inchiostro lo sia ancora di più. Il problema è che la verità è scomoda e la gente animata da finto buonismo ti segue per un po’, per poi abbandonarti e ricominciare a pensare alle proprie vite. In ogni cosa c’è un rapporto di dare – avere e il problema è che il sistema della camorra, quando dà, conviene a molti e si cade nell’omertà. Il giornalista in questione è riuscito a rompere un sistema malato, ha alzato un polverone.. ma a chi conviene?” risponde Ziello.
“Io lascio, sono stanco. Non sono straordinario, sono un uomo. Della verità non frega niente a nessuno. Io lascio.”
Così si chiude uno spettacolo in work in progress, pronto ad alimentarsi di nuove sfumature ogni volta. Questa drastica decisione salvaguarda la serenità di un uomo ma non propone alcuna soluzione, alcuna risposta.
“La risposta non è la fine di niente, è solo l’inizio” ci ha ripetuto Miniato, quasi spronandoci a cambiare ottica, alzarci e incuriosirci del mondo per capirlo, conoscerlo e denunciare qualsiasi cosa possa danneggiarlo.
Alessia Sicuro