Dal 15/09/2014 le persone dello stesso sesso residenti a Bologna e che si sono sposate all’estero potranno essere riconosciute nel capoluogo emiliano, presso il comune. Lo specifica la nota del sindaco Virginio Merola, dopo aver dato direttive in tal senso. Il registro, comunque, come avvenuto in altre città, non avrà un effetto legislativo, per quello occorre una legge diramata dal Parlamento italiano.
Il primo cittadino annuncia la procedura: la coppia dovrà fare richiesta con un’istanza in bollo da 16 euro, redatta con un modulo che si può prendere presso l’ufficio matrimoni. Il materiale dovrà essere presentato con documento d’identità al Protocollo generale di Bologna, serve anche l’atto di matrimonio originale, rilasciato in uno dei Paesi in cui l’unione è prevista dalla legge.
Il provvedimento era stato promesso dalla giunta pochi giorni dopo il pride e sul solco tracciato dall’amministrazione di Napoli, guidata dal sindaco Luigi De Magistris. Strada non facile quella del comune di Bologna, che ha incontrato molti no sulla sua strada, a partire dall’Arcidiocesi, scagliatasi contro l’amministrazione, in un pezzo allegato al giornale Avvenire. Si parlava di “grave forzatura della legge dettata solo da ragioni di visibilità politica”.
Ma il Comune non si è lasciato intimorire ed ha proseguito per la propria strada, confermandosi un comune “gay friendly”. Molto contento Sergio Lo Giudice del Partito Democratico, a lungo presidente di Arcigay, dopo essersi sposato con Michele Giarratano, ad Oslo, su facebook ha annunciato che quello di oggi è un grande passo: “lungo cammino delle coppie di persone dello stesso sesso verso l’UGUAGLIANZA”, i due, spiega Giarratano, hanno già cominciato la procedura: “insieme ad un’altra coppia di amici, questa settimana abbiamo già depositato tutta la documentazione. Si tratta di un passo monco, finché non ci sarà una legge nazionale sui matrimoni egualitari o le unioni civili, ma quello di oggi è un atto importante che mi fa sentire orgoglioso della mia città”.
Luca Mullanu