Con le nuove norme, che entreranno in vigore in settimana con la pubblicazione in gazzetta ufficiale, la Turchia vedrà ulteriori restrizioni a internet.
Il nuovo presidente Erdogan, che già da primo ministro si era reso artefice di legislazioni fortemente censorie nei confronti del web, ha infatti firmato in tempi record una nuova legge approvata dal parlamento di Ankara il 10 Settembre che inciderà ulteriormente sulla libertà di espressione telematica, con un netto peggioramento della censura da parte di organi dello stato.
La TIB, direzione turca per le telecomunicazioni, potrà chiudere in poche ore qualunque sito internet per motivi di sicurezza nazionale e ordine pubblico.
Non più interventi autorizzati dalla magistratura, dunque, ma direttamente da un organo legato al potere esecutivo e dunque ad Erdogan stesso.
Insomma: se erano in tanti a temere una deriva autoritaria della seconda potenza NATO, con l’elezione dell’ex premier alla presidenza della Repubblica, le prime azioni del neo-presidente sembrano confermare tali preoccupazioni. A denunciare questa situazione è l’associazione Human Rights Watch, secondo la quale ora potrebbe diventare ancora più facile per il governo bloccare siti come Youtube o Twitter, già in passato oggetto di pesanti censure, con le conseguenti gravi lesioni dei diritti dei cittadini turchi.
Non solo: secondo HRW le nuove norme permetterebbero alla TIB di archiviare alcuni dati dei singoli utenti – quali cronologie, pagine visitate e indirizzi mail – e dunque di controllare gran parte dell’attività internet dei cittadini con buona pace dei diritti di riservatezza e privacy.
Recep Tayyip Erdogan, leader indiscusso della maggioranza islamico-moderata, coinvolto personalmente in fatti di corruzione sui quali ancora deve fare luce la magistratura, aveva già in passato fatto approvare dei provvedimenti “ad personam” al fine di censurare la diffusione di dettagli imbarazzanti su fatti che lo riguardavano o che riguardavano membri della sua maggioranza.

All’indomani della sua elezione a Presidente della Repubblica, primo presidente eletto a suffragio universale diretto nella storia Turca, ha nominato un suo fedelissimo, Ahmet Davutoglu, nella carica di Primo Ministro che, secondo la costituzione vigente, detiene ancora il potere esecutivo. Tuttavia nei prossimi mesi potrebbe essere definitivamente approvata una riforma costituzionale che trasformerebbe di fatto la Turchia in un semi-presidenzialismo alla Francese, affidando dunque proprio ad Erdogan un potere istituzionale immenso che si aggiungerebbe al potere politico che di fatto già detiene.

L’opposizione laica, sul piede di guerra contro le riforme in senso autoritario del Presidente, denuncia un imminente rischio di accentramento del potere nelle mani di una sola persona. Una sola persona con il potere di nominare, di legiferare, di trasformare lo stato e di censurare senza difficoltà il dissenso e la libera informazione persino nel mezzo mediatico più difficile da tenere sotto controllo. Proprio riguardo alle nuove normative su internet, i leader dell’opposizione hanno già annunciato un prossimo ricorso alla Corte Costituzionale, per “evidenti incompatibilità” con la Legge Madre dello stato Turco.

Il neo-Presidente e il suo fido premier hanno usato, nei loro primi discorsi post-elettorali parole concilianti e toni ben diversi da quelli usati in campagna elettorale. Tra i principali temi torna l’obiettivo di un ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Tuttavia provvedimenti come quelli su internet promossi e firmati da Erdogan, proprio nei primi giorni di mandato presidenziale, pongono decisi dubbi sulla presenza di quelle garanzie democratiche necessarie allo scopo prefissato.

Roberto Davide Saba

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