Qualcosa di nuovo si muove nell’affollato mondo della politica italiana. Negli ultimi giorni si sta formando la più grande lista della sinistra italiana. Davanti a quasi duemila persone tra i delegati di Sinistra Italiana, MDP e Possibile, il Presidente del Senato e baluardo della lotta alla mafia Pietro Grasso è stato proclamato nuovo leader di Liberi e Uguali, che vuole porsi come una sinistra alternativa al PD.
Il difficile percorso di Liberi e Uguali
È dal giorno dopo il referendum costituzionale – vinto dal fronte del NO di cui facevano parte molti attuali esponenti di LeU – che si è cercato di mettere insieme tutte le anime della sinistra radicale con i fuoriusciti dal Partito Democratico (D’Attorre e Fassina prima, Bersani e D’Alema poi). Il processo è stato estremamente lungo e costellato da numerose tappe che hanno visto contrapporsi per molto tempo i diversi schieramenti presenti nel confuso panorama della sinistra italiana. Anche MDP e Pisapia con il loro Insieme e il cosiddetto “Brancaccio” di Anna Falcone e Tomaso Montanari avevano provato a unire il popolo della sinistra orfano di rappresentanza.
L’eterno indeciso Pisapia – che qualche giorno fa ha annunciato che non si candiderà – preferì però andare con il PD di Renzi in vista di un “nuovo centrosinistra” rompendo con MDP. Proprio dopo la scelta di Pisapia, i partiti della sinistra hanno deciso di allearsi e, come primo passo, l’hanno fatto alle elezioni in Sicilia con la coalizione guidata da Claudio Fava. I risultati della coalizione siciliana sono stati pressoché positivi dato che, per la prima volta dopo dieci anni, la sinistra è entrata nell’ARS con lo stesso Fava come consigliere regionale.
Durante il difficile processo che ha portato alla nascita di Liberi e Uguali però la sinistra ha perso in particolare l’appoggio della società civile.
Nel mese di novembre il “Brancaccio” ha deciso, almeno momentaneamente, di ritirarsi dalla competizione elettorale, ma molte persone che avevano seguito Falcone e Montanari hanno deciso di continuare il loro progetto e sfidare la nuova sinistra. È il caso dell’ex OPG occupato di Napoli e del suo nuovo movimento Potere al Popolo, che si è presentato come una proposta critica nei confronti delle politiche degli ultimi anni e come una formazione diversa rispetto a LeU, ritenuto troppo vicino al Partito Democratico.
Il compito di Grasso deve essere quello di rappresentare tutti coloro che hanno preso parte a questo processo scrivendo un programma condiviso – dall’articolo 18 allo Ius Soli, passando per la questione degli immigrati –, in grado di riunire all’interno del partito tutte le idee e le personalità differenti che spesso negli ultimi anni si sono trovate in schieramenti diversi.
Il primo lavoro di cui Grasso si deve occupare, ossia rappresentare tutte le personalità del nuovo partito, però non è iniziato nel migliore dei modi: infatti, ai primi 109 autosospesi di Sinistra Italiana (gli iscritti che per protesta si sono autosospesi dai loro incarichi) se ne stanno aggiungendo altri, mettendo sempre più a rischio la buona riuscita di un processo di cui la sinistra in Italia avrebbe un grande bisogno.
Oggetto delle critiche, però, non sembra essere Pietro Grasso. Infatti la protesta degli autosospesi è rivolta ai tre segretari di partito Fratoianni, Speranza e Civati, che hanno individuato il leader senza consultare la base del nuovo partito che, dopo aver scelto di intraprendere questo percorso unitario, è stata tagliata fuori sulla scelta del nome del front-man di Liberi e Uguali.
In un’intervista, Nicola Fratoianni afferma che il Presidente del Senato è la persona migliore per ricostruire la sinistra e cambiare l’Italia. Inoltre, Grasso, secondo vari sondaggisti, potrebbe anche rappresentare un importante valore aggiunto in grado di attirare verso di sé i voti di molta gente insoddisfatta dalle politiche degli ultimi governi.
«Nei nostri sondaggi recenti i tre partiti insieme valevano il 7%. Ora però ci sarà un effetto Grasso, è inevitabile. Sono quasi sicuro che sarà un effetto positivo, può trainare la lista alla doppia cifra.»
[Roberto Weber di Ixè, 5 dicembre, intervistato dall’Huffington Post]
«Con un affluenza che supponiamo al 60% per avere il 10% servono 3 milioni di voti. Non un’impresa impossibile. Oltretutto Grasso ha un profilo valido, un’immagine positiva: è un buon attrattore di voti. Se l’operazione funzionerà, Liberi e Uguali può superare anche il 10% o il 12%.»
[Nicola Piepoli, 5 dicembre, intervistato dall’Huffington Post]
Altri sondaggi invece ritengono che LeU si attesti intorno al 5% o 6%.
«Il bagaglio di consensi in più che il Presidente del Senato porterà è stimato intorno all’uno per cento: quindi dal 5% si passerebbe al 6% per la nuova sinistra.»
[Rado Fonda di Swg, 5 dicembre, intervistato da La Repubblica]
«Liberi e Uguali parte dalla base dei suoi tre partiti che stimiamo attorno al 6%. L’effetto Grasso è tutto da verificare. In passato figure istituzionali come i presidenti delle camere non hanno avuto fortuna: penso a Fini, Irene Pivetti e Bertinotti.»
[Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, 5 dicembre, intervistata dall’Huffington Post]
Gli errori commessi sono stati molti ma questa volta, forse la prima dopo molti anni, si è tentato di dar vita a un partito che mantenga la propria radicalità abbandonando il minoritarismo che ha caratterizzato la sinistra nell’ultimo decennio.
Andrea Lorusso