La riforma del mercato del lavoro è una delle priorità attuali del governo. A confermarlo è lo stesso Renzi, che nell’informativa urgente del governo sul programma dei mille giorni, ha ribadito l’urgenza di una tale riforma sul quale non si può “perdere un secondo di più”.
Il governo, ha proseguito il presidente del consiglio, potrebbe procedere con misure d’urgenza qualora il parlamento non dovesse rispettare la tabella di marcia prefissata. Leggasi decreto legge, insomma.
Una riforma del lavoro che elimini le diseguaglianze tra le varie categorie di lavoratori, ovvero la riforma sul quale ha puntato il segretario del PD sin dall’inizio. Quali sono le diseguaglianze che Renzi mira ad eliminare sin da subito tra i lavoratori? Presumibilmente la riforma, per lo meno quella immediata, verterà sulle modalità di accesso ma anche sulla facilità di licenziamento dei lavoratori a prescindere dal tipo di contratto e dalle dimensioni dell’impresa. Insomma una versione aggiornata della riforma Fornero, rispetto al quale non ci sarà certamente un cambio di direzione, che cercherà di alleggerire le imprese da vincoli privando i lavoratori di alcune rilevanti garanzie, nella speranza di produrre più investimenti e più occupazione e con la giustificazione di una diseguale fruizione di tali garanzie.
Tuttavia gli aggiustamenti più interessanti sono quelli che potrebbero essere inseriti nella prossima legge di stabilità: una riforma degli ammortizzatori sociali, che infatti potrebbe attribuire a tutti i lavoratori che dovessero rimanere disoccupati un unico ammortizzatore sociale, realizzando una flex-security sulla scia delle socialdemocrazie del nord europa, e una riduzione delle imposte sul lavoro.
“Avremo risorse per ampliare la gamma degli ammortizzatori sociali riducendone numero e dimensione” ha detto Renzi: “Dobbiamo far sì che non ci siano più diversi strumenti di cassa integrazione, ma un meccanismo semplice per tutti” in cui i licenziati hanno la possibilità di mantenere un salario elargito dallo Stato, di fare formazione, con il dovere-onere di accettare le offerte di lavoro che vengono a proporsi.
Nella sua presentazione del programma di governo valido da oggi fino al maggio del 2018, non ha mancato di ribadire come una politica di riduzione dei salari sarebbe invece negativa perché ridurrebbe il benessere e il potere di acquisto del ceto medio e la qualità della produzione.
Roberto Davide Saba