In questi giorni in Italia si è molto parlato di un rischio commissariamento per il paese qualora non dovessero essere attuate quelle riforme strutturale di cui avrebbe bisogno. Insomma una Italia a rischio di troika a causa della cosiddetta “annuncite” del governo che non avrebbe ancora messo sul campo fatti concreti tali da rassicurare l’Europa e la BCE.
Dopo l’Ecofin, svoltosi a Milano qualche giorno fa, parole dure erano arrivate dal commissario europeo Jyrki Katainen, finlandese dalle forti tendenze rigoriste, che aveva per l’appunto sollecitato il governo Italiano ad attuare quelle riforme importanti che finora si era limitato a progettare. Da lì un piccato botta e risposta tra i due giovani rampanti della politica europea, che è stato in qualche modo sedato dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, che ha ritenuto giusto e utile un controllo UE sull’attuazione di riforme sulle quali, ha ribadito, c’è necessità di procedere con urgenza senza che tuttavia ci siano scadenze di alcun tipo.

Insomma se da una parte l’Europa più rigorista si è insistentemente fatta sentire, il premier ha continuato a ribadire che l’Italia provvederà a fare le riforme utili al paese senza alcuna ingerenza esterna. A confermare l’insussistenza di un rischio Troika per l’Italia, auspicato da Scalfari su Repubblica e temuto da molti altri giornali Italiani, è tuttavia proprio il portavoce del commissario europeo Katainen. L’Italia insomma sarebbe perfettamente in grado di provvedere alle riforme di cui ha bisogno, e tuttavia è necessario che lo faccia nel più breve tempo possibile e nel migliore dei modi.

Così il programma dei mille giorni, programma ambizioso che contiene tante e pesanti riforme, gioca un ruolo fondamentale in questa partita, ma non potrà assolutamente apparire come il solito annuncio ad effetto senza conseguenze pratiche. Le priorità annunciate dal Renzi in parlamento, nell’informativa sul programma valido fino a maggio del 2017, risultano perfettamente in linea con le riforme annunciare dal presidente Jean Claude Juncker. La commissione europea ha annunciato di voler investire ben 300 miliardi in tre anni al fine di combattere la disoccupazione e spingere sulla crescita, mentre il premier annuncia una riforma del mercato del lavoro non escludendo l’uso di misure d’urgenza qualora non ci fosse la celerità richiesta in parlamento.
Infine dall’EcoFin sono emersi dati che il premier definisce soddisfacenti, e che non dovrebbero destare troppe preoccupazioni, ossia la necessità di un taglio delle imposte sul lavoro – priorità assoluta del programma dei mille giorni – e di un taglio della spesa pubblica, allo studio del governo sulla base della spending review elaborata da Cottarelli.

Insomma il messaggio che sembra essere arrivato chiaro a Renzi è la necessità di non rimandare più, portando concretezza ad un governo finora giudicato inconcludente, al di là dei proclami, e che rischia di dare nuova linfa allo spettro più rigorista dell’Europa che conta.

Roberto Davide Saba

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