Può una terribile aggressione, avvenuta a Scafati, nel contesto di un clima esasperato e generalizzato di violenza e omofobia, che vede coinvolti ragazzi giovanissimi, essere la scintilla che innesca la miccia di un risveglio cittadino e delle istituzioni, da troppo tempo assopite? Le reazioni del corpo sociale sono imprevedibili, e per una volta ci piace essere ottimisti. Per adesso il lavoro delle cittadine e dei cittadini impegnati socialmente sul territorio dà corpo a queste speranze.
Il fatto di cronaca
E’ ormai calata la notte a Scafati, frazione San Pietro, e la Villa Comunale è chiusa (esatto, uno spazio indispensabile per la socialità giovanile, viene chiuso già alle ore 18). Sono le 21 del 9 Marzo, e uno studente tredicenne, di ritorno a casa, viene circondato da suoi coetanei, probabilmente compagni di scuola. Tra minacce e insulti viene obbligato ad entrare nella Villa, buia e isolata, e brutalmente aggredito: immobilizzato, picchiato, insultato. Secondo le ricostruzioni, bersaglio mirato della violenza, fisica, psicologia e verbale, anche le parti intime del giovane, a sottolineare con chiarezza il movente degli aggressori: l’omofobia. Il ragazzo, segnato e terrorizzato, confessa l’accaduto alla madre, che si rivolge alle forze dell’ordine per la denuncia.
L’Assemblea pubblica mancata, ma riuscita
Una denuncia, che non è stato possibile per il momento portare avanti, perché, secondo i Carabinieri, gli estremi legali per la stessa non sarebbero presenti. Oltre al danno la beffa. Una beffa che è lontananza, quella delle istituzioni nel loro complesso, che si lega e si estende a più casi di violenza, ormai non isolati a Scafati, e soffoca la reazione di indignazione e di vicinanza alla vittima del mondo associativo: un assemblea pubblica, è stata infatti prontamente indetta per il 15 marzo da Arci Ferro 3.0, Unione degli Studenti – Scafati e Arcigay “Marcella di Folco” Salerno, con la partecipazione di ANPI Scafati – sezione Bernardino Fienga, Coordinamento Campania Rainbow, Osservatorio Vesuviano LGBT – Vesuvio Rainbow, e Arcigay Napoli.
Gli organizzatori puntavano a coinvolgere direttamente la cittadinanza, rivolgendosi all’intera città di Scafati e non solo. L’iniziativa voleva essere all’aperto e aperta a tutti, prevista presso la Villa Comunale scenario dell’aggressione, ma è stata interrotta proprio perché è venuta meno all’ultimo momento l’autorizzazione, e si è dovuta tenere al chiuso, all’interno della sede di Arci, Ferro 3.0.
Bisogna purtroppo accontentarsi. Fortunatamente la discussione che si è articolata in un momento comunque collettivo, all’interno di uno spazio di socialità inclusivo, ha dato i suoi frutti, ed è riuscita a gettare le basi di una più fitta collaborazione e di una mobilitazione più grande, che fronteggi la dilagante piaga dell’omofobia, ma anche di tutti i cronici disagi sociali del territorio più in generale.
Un territorio a rischio sociale
Scafati, e il territorio vesuviano in generale, sono infatti incubatori di un disagio socio-economico diffuso, che porta a conseguenze di ordine pubblico disastrose, soprattutto nei giovani. Il Consiglio Comunale della città, è stato sciolto per manifeste infiltrazioni camorristiche e voto di scambio. Il clima sociale è di assoluta violenza: attacchi dinamitardi e di intimidazione sono fin troppo frequenti (l’ultimo, assai recente, è quello dello scorso 2 marzo), ed altre aggressioni si sono susseguite negli ultimi mesi in pieno giorno (una nei confronti di una dipendente di un centro per l’impiego e un’altra ai danni di un finanziere).
Il bullismo nelle scuole è una piaga sociale particolarmente diffusa, e in particolare i casi di omofobia ad esso legati sono endemici: come dichiara il Presidente di Arcigay Napoli, Antonello Sannino, negli ultimi anni il territorio vesuviano registra il più alto tasso di crescita della violenza omofobica a livello nazionale (in aumento in tutta Italia). Fenomeni con preoccupante incidenza sono anche la dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile, e non è probabilmente una coincidenza. Il disagio giovanile dilaga, tra la mancanza di luoghi di ritrovo e di sana socialità e le difficoltà economiche.
Omofobia e violenza, frutti avvelenati del disagio sociale
Proprio da questo si è partiti nella discussione pubblica tenutasi presso la sede Ferro 3.0. L’omofobia si insinua dove fiorisce il disagio sociale, che nasce dalla desertificazione sia economica che culturale, è la conclusione unanime partorita dall’assemblea. Una miseria, che certamente valica i confini di Scafati, e di cui sono responsabili le istituzioni locali e nazionali, perlopiù colpevolmente assenti sul territorio, anche in questa circostanza. Dunque per evitare che le forze e gli istinti più deteriori della società avanzi ed egemonizzi le menti e le azioni dei giovani, spetta a “L’Altro Stato” delle associazioni sociali svolgere un ruolo di supplenza, e talvolta di completa sostituzione, tra mille difficoltà e nell’impossibilità consapevole di poterlo fare a tutti i livelli.
Per recuperare i ragazzi e le ragazze è necessario ripartire dalla scuola e dalla cultura: una scuola dei saperi critici e di formazione, una scuola a trazione sociale e che sia vicino ai più deboli, una scuola dell’educazione all’affettività. La struttura della “Buona Scuola” della competizione neo-liberale, e la diffusione dei movimenti “No-Gender”, conducono però in una direzione del tutto diversa.
Così come porta in una direzione lontana dalla soluzione la criminalizzazione tout-court e fine a sé stessa degli aggressori, dei bulli, delle Baby Gang. Ragazzini di 12-13 anni non possono essere considerati criminali, ma vittime a loro volta di un contesto sociale e culturale depresso, da educare secondo il principio del recupero e dell’inclusione. Perché la responsabilità di un simile clima di violenza non può essere solo di alcuni, ma ci vede responsabili tutti, più o meno consapevolmente, che sia nell’indifferenza come nell’agire quotidiano.
L’armonia in assemblea è totale: allargare l’orizzonte del fatto di cronaca alla questione sociale, dunque, ed affiancare la crescita dei giovani all’interno e all’esterno delle scuole, sollecitando le istituzioni ad una maggiore attenzione, diventano i pilastri sui quali costruire la lotta all’omofobia e non solo. Il lavoro delle associazioni riunite in questo 15 marzo è comune. Fare rete, unire le forze e coordinare l’opera di sensibilizzazione è la strada maestra sulla quale tutti sono determinati a proseguire.
Il Presidente Francesco Napoli, sottolinea come il contatto con la famiglia del giovane ragazzo aggredito sia costante e come Arcigay Salerno sostenga la volontà di denunciare e sia pronta ad offrire supporto legale e psicologico. Si opera nella consapevolezza di una lotta impari, dichiara il Presidente, data da un pericoloso contesto spostato politicamente a destra a livello nazionale e violento e securitario a livello locale. Ma con la speranza della sensibilizzazione e del coinvolgimento dei cittadini, e della vicinanza dimostrata dalla rete associativa. «Da questa assemblea, porto a casa la consapevolezza che ciascuno di noi non è solo». L’appuntamento forse più importante in tal senso sarà il 30 giugno, data del Pride campano a Pompei.
Il paradosso: Uno dei temi politici centrali di queste elezioni politiche, e non solo, è stato la sicurezza. Riflettiamo su quanto una condizione, quella di omosessuale o presunto tale, porti ancora incertezza e insicurezza per la propria vita e integrità psico-fisica sui nostri territori. In un clima politico sempre più ruvido ed inquinato dall’odio, che moltiplica spontaneamente la violenza, ci sarebbe forse bisogno di concentrarsi sulla sicurezza dei soggetti sociali più deboli e marginali, piuttosto che alimentare ossessioni securitarie collettive.
Luigi Iannone