Si è conclusa oggi la prima tranche delle operazioni di rifinanziamento per le banche europee indetta dalla BCE, e il risultato è stato nettamente inferiore alle attese, tanto da potersi definire un vero e proprio flop.

Gli ultimi, roboanti annunci del presidente Mario Draghi avevano fatto da viatico per una nuova operazione T-Ltro (Targeted Long-term refinancing operation) da 400 miliardi di euro, equamente suddivisi in due aste da 200 miliardi ciascuna, a settembre e dicembre; eppure, a fronte di un’attesa degli analisti di almeno 100 miliardi di richiesta, l’importo complessivo erogato si attesta sugli 82,6 miliardi di euro, enormemente al di sotto del massimo disponibile. Sembra difficile, a questo punto, che nell’asta di dicembre le banche potranno richiedere i 320 miliardi rimanenti a disposizione nel “bazooka” della BCE.

Sono 255 gli istituti di credito sparsi nel continente che hanno partecipato ed ottenuto fondi dalla T-Ltro, con una media per istituto di 323 milioni. Ma le banche italiane hanno saputo attestarsi ben oltre tale media, sottoscrivendo un importo di 23 miliardi pari, quindi, al 28% del totale.

Spicca in cima alla lista Unicredit, che ha ottenuto 7,75 miliardi manifestando l’intenzione di richiederne altri 4 all’asta di dicembre; a seguire Intesa San Paolo, con 4 miliardi a cui se ne aggiungeranno, con ogni probabilità, altri 8,5 nella seconda tranche; quindi Banca Mps, con 3 miliardi, Banco Popolare dell’Emilia e Iccrea con 2 miliardi, Credito Valtellinese con 1 miliardo, Credem con 735 milioni, Carige con 700 milioni e Mediobanca con 570 milioni. Non hanno partecipato all’asta Ubi e le Popolari di Vicenza e di Milano.

Fa specie, in particolare, come alcuni dei principali istituti di credito di casa nostra, ma in generale dell’intero continente, da sempre fondamentali nello smistamento di liquidità alle imprese, abbiano decisamente “volato basso” nell’approfittare del prestito agevolato (tasso allo 0,15% con scadenza a 4 anni) proposto dalla Banca Centrale Europea. Un segnale abbastanza evidente di come i rubinetti stentino a riaprirsi nella concessione di credito alle imprese, disinnescando sul nascere ogni velleità di ripresa economica attraverso ricerca e investimenti.

Stando alle previsioni del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, le banche italiane dovrebbero giungere ad ottenere complessivi 37 miliardi fra l’asta odierna e quella di dicembre, mentre è più audace il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che stima grazie a queste operazioni una potenziale crescita nell’ordine dello 0,5/1% del PIL entro il 2016. I fatti, per adesso, sembrano decisamente smorzare tale ottimismo.

Emanuele Tanzilli

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