“Fare letteratura per immagini non vuol dire servirsi di un mezzo per esprimere un’idea grottesca, e non vuol dire neanche rappresentare una storiella o un motto. Significa, invece, l’invenzione totale di un fatto per cui singole parti disegnate, messe una accanto all’altra, rappresentano un tutto”.
Lo svizzero Rodolphe Töpffer fornì, con queste parole, una prima essenziale definizione di ciò che corrisponde alla nostra attuale idea di fumetto.
Il nome di Töpffer è rimasto profondamente legato al linguaggio fumettistico per esserne stato, in un certo senso, il precursore e il suo primo teorico.
Sebbene, col tempo, diverse nazioni ne abbiano rivendicata la paternità, oggi la critica è sostanzialmente concorde nel collocare la nascita del fumetto moderno al 1827, quando Töpffer cominciò a realizzare, con intenti pedagogici, sette “racconti per immagini” in un primo momento non destinati alla divulgazione.
Fu nel 1833 che, su consiglio dello scrittore e amico J.Wolfgang Goethe, Töpffer si convinse a pubblicare “Histoire de monsieur Jabot”, seguita da altre storie realizzate con immagini in successione e accompagnate da didascalie, in cui “i disegni senza il testo non avrebbero avuto che un significato oscuro; il testo senza i disegni non avrebbe significato nulla”.
La narrazione si svolgeva al presente, le vignette erano di dimensioni variabili, e il protagonista appariva ben riconoscibile e caratterizzato.
Il successo fu immediato e il proto-fumetto di Töpffer conobbe una rapida diffusione in Europa, suscitando grande interesse anche negli USA, dove arrivò con la complicità dei flussi migratori.
In Europa le narrazioni in sequenza fecero la loro comparsa su periodici e riviste letterarie.
Nel 1865, Wilhelm Busch pubblicò in Germania“Max und Moritz”, gli scherzi di due monelli divenuti molto popolari, le cui illustrazioni erano accompagnate da didascalie in rima baciata, mentre in Francia l’illustratore Cham, pseudonimo di Charles Amédée de Noé, ispirandosi al lavoro di Töpffer, pubblicò nel 1839 “Histoire de Mr. Lajaunisse”, progenitore del fumetto francese.
Anche in Inghilterra c’era chi si divertiva seguendo le avventure di Ally Sloper, scritto da Charles Henry Ross e disegnato dalla moglie Isabelle Emilie de Tessier, pubblicato per la prima volta nel 1867.
Risalendo alle origini del fumetto, banalmente inteso come narrazione per immagini, esiste il rischio di giungere anacronisticamente alla preistoria dell’uomo, quando questo tipo di linguaggio di certo non possedeva la sua attuale complessità, maturata efficacemente soltanto in lunghi secoli di tradizione artistica figurativa e letteraria.
Il fumetto moderno, infatti, prende coscienza di sé come linguaggio codificato e dotato di grande versatilità, soltanto alla fine dell’Ottocento, quando comincia a verificarsi un vero e proprio fenomeno editoriale.
È il 1895 l’anno in cui debutta, sulle pagine del supplemento a colori del quotidiano “New York World” di Joseph Pulitzer, un simpatico e goffo bambino calvo, Mickey Dugan, protagonista della strip satirica “Hogan’s Alley“, soprannominato “The Yellow Kid” per la lunga camicia gialla che indossa e su cui figurano le scritte dei dialoghi.
In una celebre tavola del 1896 Yellow Kid si esprimerà per la prima volta attraverso un “balloon”, la tipica “nuvoletta” che racchiude parole e pensieri.
Richard Felton Outcault, il creatore del personaggio, è stato a lungo considerato erroneamente il padre del moderno fumetto; complice l’influente parere di Coulton Waugh, che nel primo studio organico riguardante il genere (il celebre saggio “The Comics” del 1947), attribuì al personaggio di Outcault un primato americano ampiamente ridimensionato dalla critica successiva.
In realtà il successo di massa di “The Yellow Kid” fu in gran parte dovuto alla concorrenza di due grandi editori, Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst, che sulle pagine dei loro giornali si contesero anche il personaggio creato da Outcault, rivelando per la prima volta le enormi potenzialità comunicative e commerciali delle strisce a fumetti.
Nel corso della sua storia, il fumetto come medium ha saputo svilupparsi e migliorarsi tramite il contatto diretto con tutte le altre arti.
Attingendo dalla pittura e dall’illustrazione, dalla letteratura, dal teatro e dal cinema, il fumetto è approdato a una nuova forma di manifestazione artistica, per la quale, non a caso, è stata coniata l’espressione di “nona arte”.
Quella che Hugo Pratt definisce “letteratura disegnata” e Will Eisner “arte sequenziale“, oggi ha raggiunto elevati indici di diffusione in tutto il mondo, nonostante molti pregiudizi nei suoi confronti siano ancora duri a morire.
Con la rubrica “Nuvole di fumo”, Libero Pensiero si occuperà di indagare il panorama fumettistico italiano e internazionale, riportando news e approfondimenti su un universo vastissimo che merita di essere esplorato a fondo.
Luciana Tranchese