Come già annunciato su queste pagine, il referendum indipendentista andato in scena ieri in Scozia ha visto il prevalere dei “no” alla separazione dal Regno Unito. E gli effetti di tale risultato non hanno tardato a farsi sentire anche sui mercati azionari. La Borsa di Londra ha chiuso in rialzo dello 0,27%, toccando nuovi massimi da 14 anni; ma le conseguenze del “better together” hanno interessato in particolar modo la sterlina, che ha compiuto un balzo in avanti nei confronti dell’euro per attestarsi poi in un secondo momento sui 78 pence. Secondo le previsioni, la valuta britannica potrebbe continuare il suo trend rialzista anche in futuro, ritoccando dunque i suoi massimi verso la moneta europea, che dal canto suo è rimasta stabile nei confronti del dollaro a quota 1,28.
Tuttavia, l’euforia per la vittoria dei “no” al referendum è durata ben poco, e si è esaurita nella tarda mattinata, in concomitanza con l’arrivo di alcune notizie che hanno scatenato le vendite ed invertito i segni di tutti i listini europei. A fine giornata, registrato il lieve avanzamento di Londra, le Borse di Parigi e Francoforte sono rimaste pressoché invariate, mentre Milano ha subito un tonfo dello 0,74%, peggiore in Europa. A pesare, le preoccupazioni su un possibile downgrade dell’agenzia di rating Moody’s sul debito sovrano della Francia, atteso per questa sera, nonché un decreto a firma del presidente della Catalogna, che ha indetto un nuovo referendum indipendentista per la regione spagnola, il prossimo 9 novembre.
Sembrava che i risultati scozzesi potessero frenare le velleità dei numerosi movimenti separatisti sparsi per l’Europa, catalani in testa, ma anche fiamminghi e baschi: una sequenza che rimetterebbe in discussione la tenuta dell’intero assetto dell’Unione Europea. Invece, l’annuncio giunto dalla Catalogna ha riportato in auge i timori di scissioni e preoccupato gli operatori.
A Milano, in particolare, male il settore bancario ed energetico, quest’ultimo colpito anche da un nuovo ribasso delle quotazioni del petrolio; giù Telecom, dopo l’annuncio dell’ingresso di Vivendi nel capitale societario.
Regge bene, invece, il mercato dei titoli di Stato, con lo spread a 130 punti e un rendimento dei decennali al 2,39%. Pochi giorni fa, il ministro dell’Economia Padoan aveva stimato in 5 miliardi di euro i risparmi attesi nel 2014 sugli interessi del debito sovrano, consequenziali al calo dei rendimenti.
Emanuele Tanzilli