Che ci crediate o no, è impossibile non meravigliarsi di fronte al miracolo di San Gennaro: ogni anno, alla vigilia della prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre, fedeli e curiosi napoletani accorrono al Duomo per ammirare lo scioglimento del sangue nelle due ampolle, miracolo che concede alla città di Napoli serenità e prosperità.

La storia delle reliquie di San Gennaro

San Gennaro è uno dei più importanti simboli della nostra città, ma non solo: vescovo di Napoli, secondo fonti tarde e quindi non del tutto attendibili, sarebbe nato a Benevento nel 272 e morto a Pozzuoli nel 305, martire. Il suo corpo vide più di una traslazione: inizialmente sepolto nell’Agro Marciano (una zona non ben identificabile tra i quartieri di Pozzuoli, Fuorigrotta e Soccavo), fu poi trasportato dal duca e vescovo di Napoli Giovanni I, tra il 413 e il 431, nelle Catacombe di Capodimonte, che presero il suo nome; nell’831 il principe di Benevento Sicone I, durante l’assedio di Napoli trafugò la sepoltura per portare le reliquie sante nella sua cattedrale e nel 1154 Guglielmo I Malo le traslò nell’abbazia di Montevergine.

Quando, per merito del cardinale Giovanni d’Aragona, furono ritrovate le ossa di San Gennaro, collocate al di sotto dell’altare maggiore, la potente famiglia dei Carafa si impegnò, grazie soprattutto all’interessamento del cardinale Oliviero e con il sostegno di suo fratello, l’arcivescovo Alessandro, affinché le reliquie tornassero a Napoli, cosa che avvenne nel 1497, non senza l’opposizione da parte dei monaci di Montevergine. Come degno luogo per ospitarle, il cardinale Oliviero Carafa fece costruire nel Duomo di Napoli, al di sotto dell’altare maggiore, una particolarissima crypta secondo il pieno stile rinascimentale: la Cappella del Succorpo, realizzata da Tommaso Malvito.

Sul miracolo del santo le fonti sono numerose e incerte, ma pare che la prima significativa attestazione documentaria sia quella del “Chronicon Siculum”, in cui è narrata la liquefazione del sangue avvenuta il 17 agosto 1389: in occasione della festa dell’Assunta fu organizzata una solenne processione per accogliere un’ambasciata papale proveniente da Avignone e, nell’esporre le ampolle tra le varie reliquie, i presenti poterono notare lo scioglimento del sangue in esse contenuto.

Il miracolo si è poi rinnovato, diventando un’occasione di partecipazione popolare, devozione religiosa, ma soprattutto speranza per le sorti della città di Napoli; al grido di “Faccia gialla, facce ‘o miracolo”, il popolo invoca la protezione del santo, rivolgendosi al Busto reliquiario di san Gennaro, un’opera scultorea in oro ed argento commissionata dal re Carlo II d’Angiò ed eseguita da Etienne Godefroy, Guillame de Verdelay e Milet d’Auxerre nel 1305 e conservata presso la Reale Cappella del tesoro del Duomo di Napoli.

Che sia davvero o no artefice del destino della città di Napoli, il prodigio del sangue rappresenta un momento di grande festa e può essere di spunto per una meravigliosa passeggiata per la città, ripercorrendo i luoghi della devozione e dell’arte napoletana dedicata al santo: dalla cattedrale, simbolo dell’avvicendamento dei più svariati periodi artistici nella nostra antica capitale, al tesoro del duomo, uno dei più ricchi e importanti del mondo, alle catacombe, una straordinaria e affascinante testimonianza del primo cristianesimo in un luogo oltremodo suggestivo. Per non parlare dei numerosi eventi in programma quest’anno, su tutte la possibilità di assistere, per chi non vive a Napoli, alla diretta streaming del miracolo. Insomma, se non avete impegni in questo fine settimana di festa, siate ferventi cattolici o meno, andate a rendere omaggio al Santo e alle bellezze della sua città!

Antonella Pisano

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