Dopo la presa di posizione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che attacca la Cgil e la minoranza interna al suo partito, oggi arriva la replica del sindacato di Corso Italia: “Basta insulti, guardiamoci negli occhi e discutiamo”. La Cgil non ci sta ad essere accusata di essere ideologica, per cui risponde, usando Twitter, lanciando l’hashtag #fattinonideologia: “Non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione #fattinonideologia”. Anche la Cisl sceglie di calare la voce rispetto ai giorni scorsi e, Raffaele Bonanni, sul nodo del reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa spiega: “È un’ossessione, meglio pensare ai disagiati”.
La Cgil ha poi presentato sei must su cui non è possibile effettuare modifiche, il sindacato spiega che “Non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione”. Avvisato Renzi e co, ma non finisce qui ed insiste: “Mandare tutti in serie “B” non è estendere i diritti e le tutele”, quindi chiede l’estensione della maternità e la malattia a tutti. La Cgil, poi, dice sì al contratto a tutele crescenti, ma chiede “che si cancellino i tanti contratti che producono precarietà”. Quindi il colpo finale, bisogna seguire “la regola più semplice: garantire la dignità di chi lavora”.
Poi arriva la provocazione tramite twitter: “Da sempre ci battiamo per estendere diritti e tutele. Renzi vuole fare lo stesso?”. Cgil sul piede di guerra, nonostante il tentativo di dialogo, ferma sui punti cardine che ha specificato. Bonanni, invece, spiega che agli imprenditori l’Articolo 18 non “frega a nessuno”, perché “il 95% aziende italiane sta sotto i 15 dipendenti e le poche migliaia di controversie sono risolte per la stragrande maggioranza attraverso la conciliazione”.
Ma la battaglia non si ferma qui, perché oltre alla questione che riguarda la legge delega del governo sulla materia della riforma del lavoro, i sindacati hanno già annunciato gli scioperi: Settore pubblico, 14 sigle scenderanno in piazza per protestare contro il blocco della contrattazione. Parole di fuoco anche da Maurizio Landini, il quale annuncia uno sciopero generale per il 18 ottobre: “sull’art. 18 Renzi deve dimostrare quanto è “figo” all’Europa”, mentre bolla il contratto a tutele progressive a “una presa per il culo, se le tutele non sono estese”.
“Caro Matteo Renzi, ti accingi a realizzare il grande sogno della destra politica ed economica: abbattere tutte le regole che danno dignità e diritti a chi è nel mondo del lavoro”, accusa Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e leader di Sel, che in una video-lettera al premier Matteo Renzi: “Questa non è una grande riforma è la fine di un’idea di riforma del mercato del lavoro che metta al centro il valore e la dignità di ogni lavoratore e ogni lavoratrice”. E aggiunge: “Bisognerebbe dare diritti a chi non ce l’ha, non toglierli a chi ce li ha” occorrebbe andare “contro la precarietà non rendere tutti precari”. Per questo, conclude Vendola, “noi saremo fortemente e ostinatamente contrari a questa controriforma che offende la cultura democratica del nostro Paese”.
Luca Mullanu