L’associazione no-profit Forum della Meritocrazia, con la collaborazione di un pool di ricercatori ed esperti dell’Università Cattolica di Milano, ha provato a misurare lo “stato del merito” italiano: mettendolo a confronto con altri paesi dell’Unione Europea, utilizzando dati forniti da enti quali Commissione Europea, Ocse, The Economist, World Justice Project. Dall’indagine è emerso che su dodici membri dell’Ue in esame l’Italia si trova all’ultimo posto; dati particolarmente negativi sono stati riscontrati alle voci trasparenza, libertà e regole.
Nel nostro paese spesso e volentieri nelle aziende, negli enti pubblici, nelle scuole e nel mondo della politica si sente parlare della meritrocazia, cioè quella forma di premio sociale, se così possiamo definirlo, che viene riconosciuto alle persone più meritevoli, talentuose. Numerose sono le iniziative, i dibatti e le manifestazione affinché venga applicata, ma, purtroppo, vengono quasi sempre stroncate sul nascere e l’Italia, come denunciato da tutti, resta un paese basato su “spintarelle” e “raccomandazioni”.
Chi sale sul podio è quasi sempre la persona raccomandata di dubbia capacità, mentre chi ha talento è costretto ad andare via. Le statistiche, infatti, lo confermano: sono 6 mila i lavoratori italiani altamente qualificati che ogni anno scappano verso i “civili” Stati Uniti. Se una volta l’emigrante era una persona con un basso grado d’istruzione, oggi è il laureato con il centodieci e lode.
Tutto ciò è allarmante anche perché incide in modo negativo sulla nostra economia, e se la situazione non cambia ci porterà alla rovina. A questo proposito viene in mente una frase dell’economista Tito Boeri: «Tutti battono sul tasto della morale, io vorrei concentrarmi su quanto ci costa ignorarla. I danni economici sono evidenti: la demeritocrazia inibisce la crescita, frusta la produttività, manda in fuga i cervelli».
Gran parte della nostra crisi è dovuta proprio alla mancanza di valori quali rispetto delle regole e meritocrazia.
Tutto andrebbe cambiato: le scuole dovrebbero incentivare gli studenti meritevoli, le leggi punire i furbi e i disonesti e le azioni sociali premiare i talenti. Il primo passo verso il cambiamento, dovrebbero farlo le istituzioni, ma anche gli italiani dovrebbero metterci del loro.
Vincenzo Nicoletti