“Uccidete i miscredenti in qualunque modo e attaccate i civili”, questo è l’ultimo preoccupante appello lanciato dal portavoce dell’Isis Abu Muhammed Al Adnani in un messaggio audio di oltre 42 minuti, pubblicato su Twitter e rivolto all’occidente. Nel mirino ci sono i Paesi che aiuteranno gli Stati Uniti e Francia nel loro intervento militare: “Se potete uccidere un miscredente americano o europeo – soprattutto uno sporco francese – o un australiano o un canadese, uccidetelo in qualunque modo possibile e immaginabile”, dice nell’audio messaggio il portavoce dell’Isis. Aggiunge: “Riempite le strade di esplosivi, attaccate le loro basi e le loro case. Tagliategli le teste”.
Ma a contrapporsi a questa escalation di violenza e minacce intervengono i musulmani di tutto il mondo, i quali, attraverso l’hashtag #notinmyname, fanno sentire la propria voce per condannare lo Stato Islamico di Iraq e Levante, attaccandoli in quanto “corruttori della propria religione”. In Germania, in duemila moschee si è pregato contro l’Isis e a Milano ci sono state fiaccolate e una serie di interventi. I manifestanti, nella capitale lombarda, hanno bruciato la bandiera nera del Califfato.
“I giovani musulmani britannici sono stanchi della propaganda piena di odio dei terroristi dell’Isis e della produttività dei loro supporter sui social media”, ha raccontato il fondatore di Active Change, Hanif Qadir. “Siamo arrabbiati per come il Califfato sta usando la piattaforme web per radicalizzare i giovani e diffondere le loro parole avvelenate di violenza nel nome dell’Islam”.
Ma intanto, in Europa, si pensa ad un attacco via terra, a dichiararlo è stato l’ex premier britannico, Tony Blair, alla BBC: “Se non si è pronti a combattere questa gente sul campo di battaglia è possibile contenerli ma non sconfiggerli.” Il laburista è sicuro di questa sua affermazione, tanto da affermare che i raid aerei “non sono sufficienti”.
A destare preoccupazione anche la situazione di Alan Henning, rapito dall’Isis: “Guardate nei vostri cuori e rilasciatelo. Alan è un uomo di pace, che ha lasciato la sua famiglia e il suo lavoro per guidare un convoglio fino alla Siria e aiutare i più bisognosi”, a parlare è la moglie di Alan Henning, la donna ha poi ricordato come l’uomo è stato rapito: “stava guidando un’ambulanza piena di cibo e acqua da distribuire a chi ne aveva bisogno, perché il suo scopo non era né più e né meno che questo, ossia un atto di pura compassione”. Per questo “imploro il popolo dello Stato Islamico di guardare nei propri cuori e liberarlo”.
Ma in medioriente le vicende si complicano giorno dopo giorno, il Califfato avanza alla conquista delle città kurde della Siria, la città pashmenga di Kobané è totalmente assediata dagli jihadisti che, ormai, hanno in mano più di 60 villaggi nella regione. Lo spiega Rami Abdel Rahmane, direttore dell’osservatorio per i diritti umani: “Sono avanzati ulteriormente e si trovano a una decina di chilometri dalla città”.
Ad Ogan, in Turchia, sono scoppiate delle rivolte, dove le forze della sicurezza turche hanno lanciato gas lacrimogeni e usato cannoni contro i kurdi, oltre al fatto che gli stessi rifugiati si ammassano dal lato siriano per entrare in Turchia. La riposta? Le autorità turche hanno chiuso la frontiera.
Luca Mullanu