C’è molta confusione sotto il cielo campano per le prossime, ipotetiche, primarie: il problema principale che mette in difficoltà la coalizione è la sfiancante attesa, perché l’area renziana non riesce a trovare un candidato da opporre ai due “big” in campo già da tempo: Andrea Cozzolino e Vincenzo De Luca. Il primo è l’europarlamentare ed ex assessore in Campania, bassoliniano di ferro, vicino ai giovani turchi. Il secondo è il contestato e plurindagato sindaco di Salerno, che in Campania fa un po’ partito a se, entrando spesso in contrasto proprio con Matteo Renzi.
I nomi sondati da alcuni uomini fidati del Premier sarebbero stati bocciati e, così, sono cadute in serie le teste di: Enzo Amendola, Enzo Cuomo, Umberto del Basso de Caro e Angelica Saggese (la quale, però, potrebbe essere ancora in corsa). In ogni caso, al Nazareno la proposta migliore resta quella della fidata europarlamentare Pina Picierno, renziana della prima ora ed attenta mediana di centrocampo con ruolo di interdizione nella squadra in campo del PD.
Se le primarie si facessero, in Campania, Sel e Pdci sarebbero seduti al tavolo delle trattative per far parte della coalizione che sfiderebbe l’uscente governatore Stefano Caldoro, ma non escluderebbero una svolta a sinistra. La grande attesa potrebbe far saltare i nervi, ma la tensione potrebbe crescere improvvisamente. Questo perché, parrebbe che dal Nazareno, Guerini, altro noto fidato di Renzi, sia giunto in Campania per far sapere che le primarie potrebbero essere sacrificate per allargare la coalizione all’Udc e all’Ncd, trovando così un candidato di sintesi con i centristi.
In questo caso, la situazione sarebbe complessa per chi, a sinistra, si era posto l’obiettivo di arginare lo sfondamento a destra del Partito Democratico, cosa che oggi “non si può escludere, è da valutare. Il centrodestra di 5 anni fa non esiste più, molte cose sono cambiate”. Lo dice Andrea Cozzolino, il quale non esclude, appunto, il possibile accordo centrista.
Ma è allarme rosso, ormai, in Sinistra Ecologia e Libertà, il nuovo excursus renziano sfonda a destra e chiude a sinistra, blindando le coalizioni dall’alto del proprio 40%. A preoccupare Sel è la svolta renziana sulla legge elettorale, con l’attribuzione del premio di maggioranza alla lista: il partito di Alfano, in questo caso, dovrebbe necessariamente avvicinarsi al PD. Non solo per le sue posizioni estremamente moderate e schiacciate su Renzi, ma anche per una mera questione di sopravvivenza.
L’avvicinamento potrebbe essere prossimo, già a partire dalle regionali. Non solo nel caso campano, ma anche in quello calabrese, dove Ncd ha chiesto ufficialmente di entrare in coalizione. Il candidato, Olivero, di area cuperliana, però sarebbe contrario all’alleanza e pare abbia messo sul tavolo le proprie dimissioni dopo aver vinto le primarie: Ncd è il soggetto politico di Scopelliti, governatore uscente condannato. Ma la contrarietà di Olivero ha smosso le acque in Parlamento, alcuni senatori alfaniani avrebbero minacciato di togliere la fiducia al governo se i propri uomini non entrassero in coalizione in Calabria. A lanciare l’allarme in Sel è Nicola Frantoianni: “Si apre un problema di prospettiva e di quadro politico, noi non siamo al governo perché c’è Ncd. Se il partito di Alfano entra in un rapporto strutturato con il Pd per noi ha un chiaro significato politico: siamo radicalmente alternativi al Nuovo Centrodestra”.
La possibile alleanza tra Pd e Ncd mette alle strette la sinistra, che già affronta numerose difficoltà legate alla progettualità, il piano B potrebbe essere il rifugiarsi sotto il famoso patto degli apostoli, proponendo la coalizione dei diritti e del lavoro. Ma è tutto in alto mare, la scialuppa di salvataggio, per la sinistra, potrebbe essere la manifestazione del 25 ottobre, ma solo se dovesse andare bene in termini numerici. Vendola, Landini, Civati, Fassina, saranno in piazza, si incontreranno, chissà cosa avranno da dirsi.
Luca Mullanu