Già nel luglio scorso si registrarono importanti malumori tra le correnti del NCD, e la situazione attuale – in un periodo così carico di tensione a causa del giro di nomine per la Consulta e il CSM – non sembra essere delle migliori.
Un anonimo senatore di Forza Italia rivela infatti, alla versione online del Fatto, un lavoro accurato di scouting portato avanti da Berlusconi per ricondurre alla casa del padre i dissidenti del NCD, quelli meno coinvolti nello spirito renzista.

Insomma la fine predestinata del piccolo partito Alfaniano non sembra essere, stando alle indiscrezioni, molto diversa da quella di Scelta Civica: la spaccatura tra chi vorrebbe addirittura entrare nel Partito Democratico, allacciando un rapporto politico più maturo con il premier, come la ministra renzista Beatrice Lorenzin, affiancata dagli ex-socialisti Fabrizio Cicchitto e Maurizio Sacconi, e chi invece sarebbe pronto ad andare (o tornare) con i Forzisti, come l’ex ministro Nunzia De Girolamo o l’ex presidente del Senato Renato Schifani.
Scelte tattiche che girano intorno alle previsioni e le scommesse di ognuno sulla durata di Matteo Renzi sulla cresta dell’onda e, contemporaneamente, sul rinnovato ruolo di Berlusconi come leader del centrodestra.
In particolare i più renzisti vedrebbero in Matteo Renzi un leader avulso dalle logiche bipolari, giovane e simile ad un Berlusconi senza quell’ingombrante bagaglio di età, governi, delusioni e sentenze di condanna.
Dall’altra parte c’è chi vede in Renzi un leader di un governo sostenuto sui loro sacrifici, e in Forza Italia l’unica possibilità di sopravvivenza di un polo di centrodestra alternativo al premier.

Il lavoro di raccolta dei dissidenti di NCD, affidato a due vecchie volpi come Paolo Romani e Gianfranco Micciché, sarebbe infatti a buon punto e rientrerebbe in un progetto di ricostruzione del centrodestra, proprio a partire dalla prematura e indotta scomparsa dei piccoli partiti: 15 i nomi che conterrebbe una lista sulla scrivania dell’ex premier, tra i quali anche nomi di peso (come Schifani e Azzolini) e altro importanti parlamentari portatori di voti (come Gentile e Bernardo), che sarebbero disposti a rientrare di fronte al pericolo di una fusione con il Partito Democratico non digeribile per la maggioranza del partito.

I motivi della crisi del NCD sono evidenti: la difficoltà, soprattutto per gli amministratori locali, di spiegare ai propri elettori un governo così solido con la sinistra; il carisma catalizzatore del premier Renzi che agli alleati – così come alla minoranza del suo partito – lascia solo le briciole e intanto dialoga direttamente con Berlusconi per le riforme costituzionali e non solo.
Ma soprattutto la consapevolezza del fallimento di un progetto di costruzione di un centrodestra svincolato da Berlusconi, che invece si trova ancora là a reggere la leadership del primo partito del centrodestra (Forza Italia e non NCD) e sulla via della riabilitazione successiva alla sentenza assolutrice del processo Ruby.

Certo le indiscrezioni riportate dal giornale milanese vanno prese per quello che sono, dichiarazioni anonime di un forzista, ma tuttavia risultano attendibili segnali se visti alla luce dei fatti e delle motivazioni.
Gli equilibri interni della maggioranza, superato il difficile scalino della Consulta, dipenderanno anche dal numero di fuoriusciti e dal rischio effettivo di una scomparsa del NCD, che potrebbero creare le condizioni di una crisi e di un rimpasto e di un nuovo ingresso di Berlusconi nelle larghe intese.

Roberto Davide Saba

Quotidiano indipendente online di ispirazione ambientalista, femminista, non-violenta, antirazzista e antifascista.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui