In seguito alla pubblicazione dell’elenco dei vincitori del nuovo ciclo di Dottorati targati Unisa, alcuni nomi (e cognomi) richiamano all’attenzione.
Poco tempo fa il quotidiano LaCittà pubblicava un articolo in cui denunciava l’invadente nepotismo che serpeggia tra i corridoi dell’Unisa, per quanto concerne la pubblicazione delle graduatorie associate al nuovo ciclo di Dottorati.
Chiunque potrebbe accorgersi del fatto che alcuni nomi siano “meno sconosciuti” rispetto ad altri:
– Giovanni Battista Fauceglia, vincitore del XXXI ciclo nel 2015, è il figlio di tale professor Giuseppe Fauceglia (Diritto Commerciale – Giurisprudenza);
– Ludovico Montera, vincitore del XIII ciclo, è il figlio del presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Salerno, l’avvocato Americo Montera;
– lo stesso professor Mario Panebianco (Diritto Costituzionale, Diritto Parlamentare – Giurisprudenza) è il figlio del famoso professor Massimo Panebianco (Diritto Internazionale – Giurisprudenza), da pochi anni in pensione;
– così come la professoressa Elvira Autorino è la moglie del professor Pasquale Stanzione (Sistemi giuridici Comparati e Diritto Privato – Giurisprudenza), probabilmente entrambi parenti di Gabriella Autorino Stanzione, nome presente tra gli autori delle diverse pubblicazioni della professoressa dal 2005 al 2012;
– Gaspare Dalia (Diritto Penale – Giurisprudenza) è figlio del noto professor Dalia, e tutto lascia intendere che sia anche parente della professoressa Cristiana Dalia (docente a Giurisprudenza);
– il professor Andrea Castaldo (Diritto Penale – Giurisprudenza) è parente della ricercatrice Maria Elena Castaldo (Diritto Penale Dell’Economia – Giurisprudenza).
Uno dei partecipanti al concorso di quest’anno racconta:
«Per quanto riguarda i dottorati di quest’anno, è prassi consolidata ad esempio aprire le buste prima della valutazione titoli e protocollare il curriculum. I criteri di valutazione non erano preventivamente concordati. Nel bando, infatti, non era indicato quanto era valutata la laurea o gli altri titoli, in una facoltà come quella di Giurisprudenza dove la legge dovrebbe essere rispettata». Per quanto concerne il XXXI ciclo di Dottorato in “Economia e Politiche dei Mercati e delle Imprese” la situazione pare essere esattamente questa: la scheda analitica non specifica secondo quali criteri vengono valutati i titoli, per cui resta di difficile comprensione la politica perseguita nell’attribuzione dei punteggi; lo stesso discorso vale per il Dottorato in “Scienze Giuridiche“.
Sarebbe proprio il caso di dire che sebbene ad ognuno di noi venga associato un numero (di matricola) per omologarci, per difendere la nostra identità e le nostre storie, al momento opportuno alcuni numeri valgono più di altri ed alcune storie pesano più di altre.
L’assegnazione diretta oramai è una prassi consolidata: “i nomi si sanno già da prima”, questa è la motivazione che spinge molti studenti ad abbandonare l’idea di poter partecipare al Dottorato.
Una considerazione, però, va fatta: se il sistema è così pregno di casi analoghi, perché nessuno ha ancora ipotizzato un miglior sistema di controllo? Uno di quei sistemi che vigili nel rispetto dell’art. 3 della Costituzione italiana, del principio del merito e a favore di un avanzamento reale della qualità della ricerca in Italia, così come era stato inizialmente concepito.
Sara C. Santoriello