A pochi mesi dal voto il panorama politico spagnolo è in continuo movimento, soprattutto a sinistra. Le recenti amministrative hanno decretato uno scenario ben diverso dalle precedenti del 2011, da cui la Spagna uscì quasi completamente tinta di azzurro. La sinistra in questa tornata elettorale si è rafforzata soprattutto grazie al voto intercettato di molti scontenti e di molti giovani da parte delle liste cui ha aderito Podemos. A farne le spese sono Izquierda Unida, storico partito della sinistra radicale, e il partito socialista che in quattro anni ha perso quasi un milione di voti. I risultati non hanno permesso in molti casi al partito più votato di governare da solo. Le liste con Podemos insieme al partito socialista hanno stretto patti di alleanza che hanno come finalità quella di “garantire governi progressisti”. Le grandi città spagnole, da Madrid a Cadice, da Barcellona a Valencia, sono importanti laboratori per testare la riuscita di questi accordi.

Sanchez PSOE
Pedro Sánchez nel discorso di candidatura alla Presidenza del Governo per il PSOE.

D’altra parte però i rapporti tra Podemos e il PSOE non sono mai stati molto buoni e tra i loro dirigenti non corre buon sangue. Pablo Iglesias, eurodeputato e leader di Podemos, ha spesso accusato i socialisti di far parte della casta e viceversa Pedro Sánchez, segretario generale socialista, a Novembre diceva che non avrebbe dialogato con i populisti, riferendosi indirettamente a Podemos. In Italia siamo stati abituati alle continue frecciatine tra plausibili alleati, ma in Spagna non si era mai verificata una situazione del genere anche perché il bipolarismo è sempre stato molto forte e il PSOE ha monopolizzato fino ad oggi i voti dell’elettorato progressista.

Iglesias-Garzón
Pablo Iglesias (Podemos) e Alberto Garzón (IU) ad un dibattito nel 2014.

L’unico ad auspicare una convergenza è il giovanissimo leader di Izquierda Unida, Alberto Garzón, ventinovenne già deputato dal 2011, che è stato eletto ai vertici del partito lo scorso anno per rivitalizzarlo dalla difficile situazione in cui si trova. Sua intenzione sarebbe quella di trovare con Podemos una candidatura unica da presentare alle prossime elezioni ma Iglesias non sembra essere d’accordo, rifiutandosi di costruire un ‘frente de izquierdas’, un fronte della sinistra.

Il rischio è quello di scadere in quella tendenza affine ai grillini che si limita a dire no a qualsiasi proposta, usando l’insulto come unico strumento di dialogo. Ma a conti fatti, con proiezioni che danno il PSOE intorno al 25%, Podemos di poco sotto il 20% e Izquierda Unida al 5%, la linea del celodurismo non porterebbe a nulla, complicando non poco la formazione di un nuovo governo; ma si sa, è dura rinunciare al protagonismo. Queste radicali prese di posizione si fondano su un’evidente antipatia tra i due numeri uno che ad oggi aspirano nella stessa misura ad essere l’alternativa all’attuale governo di centrodestra. L’umiltà e lo spirito collaborativo sono qualità che raramente si vedono nelle aule di consiglio per il raggiungimento di scopi comuni, mettendo da parte l’orgoglio e l’aspirazione personale.

La possibilità di cambiare è concreta, l’opportunità di debellare il conservatorismo dai palazzi del potere è alla portata, vista anche la drammatica situazione che sta attraversando il partito di Mariano Rajoy, ma l’intesa a sinistra è tutt’altro che vicina.

Giacomo Rosso

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