Lo scenario degli attacchi terroristici nel quadro dell’Unione Europea sottolinea il cambiamento e la diversità della minaccia che ha lo scopo di infliggere l’evento-casualità di massa sulla popolazione urbana al fine di designare «un ben pubblicizzato e alto stato di terrore».
Il rapporto Europol 2016 disamina gli strumenti che caratterizzano il terrorismo negli ultimi due anni. L’analisi annuale dell’agenzia finalizzata alla lotta al crimine dell’UE studia i meccanismi dei recenti attacchi avvenuti in Europa e il contraddistinto modus operandi, che segna l’inizio di un nuovo modo di fronteggiare la minaccia.
L’azione di cooperazione tra gli Stati membri mostra più complessità di quanto si immagini. Come già noto, gli attacchi terroristici sono perpetrati da persone stabilite in Europa che passano da fenomeni di radicalizzazione ad una fase di reclutamento attraverso strumenti fortemente legati al fattore emotivo del soggetto.
La rete finanziaria degli attacchi terroristici viene costituita non solo per esigenze operazionali, ma soprattutto attraverso lo strumento propagandistico e di reclutamento al pari di una vera e propria organizzazione criminale. Una rete di autofinanziamento che trae la sua linfa da minori attività criminali ai redditi di impiego, al supporto familiare e di supporters, al social welfare o prestiti bancari.
Tuttavia, un altro elemento di grande pericolosità è la dimensione cibernetica del terrorismo. L’anonimità, la facile integrazione con meccanismi di pagamento elettronici ed il potenziale accesso ad un numero più vasto di seguaci sono i principali canali di raccolta e di movimento di fondi per scopi terroristici. Il panorama digitale sta assistendo all’ evoluzione di un settore criminale che fornisce servizi on-demand. L’economia del Crime-as-a-Service, ossia il crimine come un servizio, fornisce un facile accesso ai prodotti e servizi per fini illeciti e favorisce gli attori a lanciare degli attacchi cibernetici a basso rischio ed a basso costo con un profitto e un impatto inversamente proporzionale alle loro abilità tecniche. Tradizionalmente, i forum criminali e i mercati operano nel Deep web.
Altro aspetto disaminato è la strategia di comunicazione decentralizzata orientata, in particolare, alla radicalizzazione dei giovani attraverso la giustificazione della violenza al fine di raggiungere obiettivi politici e pseudo-religiosi. Nei trascorsi due anni i più influenti e antagonisti gruppi terroristici, al-Quaeda e ISIS, usano estensivamente internet ed i social media con il duplice obiettivo di disseminare materiali di propaganda e di reclutare e raccogliere fondi.
L’aspetto cruciale della strategia di comunicazione è di indurre a credere alla refutazione di ideologie opposte sfruttando i precetti derivanti dalla fratellanza dell’Islam. I gruppi terroristici jihadisti hanno creato un lessico con l’uso di terminologie standardizzate che classificano amici e nemici. Ad esempio, dal momento in cui l’Islam rigorosamente proibisce l’omicidio dei mussulmani, i gruppi dei terroristi Sunniti “giustificano la violenza contro questi negando il loro status di Mussulmani […] i nemici sono aggressori che combattono contro la comunità dei credenti (umma), ne consegue che possono essere uccisi”. È il caso esemplare dell’ISIS che ha sfruttato la tradizione islamica sulla base di un confronto finale tra il male ed il bene in villaggi situati al nord della Siria per difendere l’azione una lotta contro la forza opposta (il male) che rinnega i precetti dell’Islam.
La forza di comunicazione è accompagnata dal numero dei foreign terrorist fighters. Al termine del 2015, Europol stima un numero di 5000 persone che dall’UE (in particolare Belgio, Francia, Germania, UK) hanno viaggiato in Siria ed in Iraq. Le motivazioni possono essere numerose. Dall’opportunità di avventura al seguire dei fini umanitari, politici e/o religiosi. La radicalizzazione dei gruppi terroristici, invece, è correlata ad esperienze di formazione che hanno incrementato la capacità di portare avanti attacchi, sotto una direzione o in modo indipendente (i cosiddetti lupi solitari), sottostando a specifiche condizioni psicologiche durante il tempo trascorso in zone di conflitto.
Altro elemento di analisi è la dimensione politica estremizzata dei gruppi terroristici in Europa. Il rapporto Europol ripercorre gli anni del terrorismo di ispirazione ideologica marxista-leninista attivo negli ’80, ’90 e nei primi 2000 e ora di basso profilo a partire dal 2006, ma correntemente impegnato in una propaganda di indottrinazione ideologica, ma non in violenza. Tuttavia, il rapporto designa il pericolo delle attività dell’estrema destra in molti Stati europei. Nonostante la maggioranza degli Stati membri abbiano riportato un basso livello interno di estremismo di destra, le offese xenofobe aumentano degenerando in episodi di violenza e strutturandosi in episodi di crimini islamofobi contro Moschee e mussulmani. La presenza dei lupi solitari nel panorama terroristico che ha caratterizzato l’UE rende ancora più complessa l’identificazione di questi. Elemento, dunque, che rende vantaggioso il collegamento speculatorio con la migrazione irregolare. I gruppi di estrema destra continuano ad avere un’agevole accesso alle armi e a promuovere una formazione di autodifesa costruendo, grazie allo stremo uso di Internet, il nemico principale del migrante. Una simile forma di reclutamento e mobilitazione di massa che nel panorama cibernetico non si discosta dagli strumenti propagandistici dei gruppi terroristici. A ciò si aggiunge la feroce critica alle istituzioni europee nella gestione della crisi incitando violenza anche contro chi supporta ed è a favore dell’accoglienza di rifugiati. Tesi costantemente riecheggiata per arringare la paura dei cittadini con speculazioni politiche che vanno inopportunamente ad attaccare ciò che non è identificata quale radice o conseguenza del problema.
Annalisa Salvati