È Natale e letteralmente è il giorno della nascita, cosa che nel mondo cristiano si lega alla Natività di Gesù. Vediamo insieme alcune delle più belle opere d’arte dedicate a questo tema.
La Natività, senza dubbi, è stato uno dei temi prediletti e di maggior successo nell’iconografia a partire dal Medioevo e fino al Rinascimento: tantissimi infatti, sono gli esempi a cui poter fare riferimento durante tale arco di tempo. Tuttavia questo stesso tema, trattato in senso stretto, tende ad obliterarsi nei secoli successivi. Riaffiorerà poi verso gli ultimi anni dell’800 con la corrente simbolista, perdendo, però, il suo significato originario ovvero quello sacro, per diventare l’emblema della maternità e più semplicemente un simbolo profano.
La Natività insieme all’Adorazione dei Magi o dei pastori inizia a ricorrere nell’arte intorno al IV-V sec. Proprio Giotto e il Beato Angelico sono tra i primi maestri a fornirci le più belle rappresentazioni della nascita del Salvatore. A quei tempi gli artisti si rifacevano quasi letteralmente a ciò che potevano leggere o apprendere dai testi evangelici. Un’iconografia molto classica e stilizzata, dove gli unici elementi di “rottura” sono i dettagli che possono arricchire le scene.
In questa “Natività” Giotto rappresenta il Gesù bambino avvolto nelle fasce accanto a Maria distesa e spossata dalle fatiche del parto, mentre Giuseppe proprio in quel momento ne approfitta per un po’ di riposo. Al contrario l’Angelico, intorno alla metà del ‘400, rappresenta l’evento in modo ancora più classico; il bimbo appena nato è già in adorazione, dunque, si trova al centro tra Maria, Giuseppe e altre due figure.
Se per il Medioevo , ci fermiamo ad una rappresentazione “povera” e molto intima della nascita, è dall’età moderna, con il Ghirlandaio ed Andrea Mantegna, che assistiamo ai primi cenni naturalistici del paesaggio in cui è inserita la scena. Nel caso della “Natività” del Ghirlandaio è fortissimo il segno delle rovine: sulla destra Gerusalemme ed al centro Roma, ma spicca in primo piano un antico sarcofago che recita la profezia di Fulvio, dalle cui spoglie risorgerà un dio; chiaro riferimento al trionfo del cristianesimo sul paganesimo.
Nell’ “Adorazione dei pastori” del Mantegna la scena, che è sempre all’aria aperta, viene ancora di più esaltata per i ricchi particolari naturalistici e paesaggistici. C’è inoltre da sottolineare l’abbondante presenza di elementi che rimandano alla vita di Gesù come ad esempio l’albero in collina, allusivo alla croce del futuro calvario.
Ma un primo cambio di rotta, nel senso della rappresentazione canonica, è dato dal fiammingo Jean Fouquet che intorno al 1450, nel “Dittico di Melun“, rappresenta la Vergine con bambino e angeli in modo totalmente stravolto: la Vergine ha infatti un seno scoperto.
Sarà con Botticelli che questo evento assume tutti i toni di una grande festa ricca di gioie. Gli angeli al di sopra della capanna danzano, mentre altri salutano e abbracciano i pastori accorsi a far visita. Giorgione invece, più o meno nello stesso periodo, ci presenta ancora una versione intima e pacata. Nella sua “Natività Allendale” l’artista veneziano ha rappresentato la scena divisa in due parti: sul lato destro la Natività vera e propria che si concentra intorno alla Sacra Famiglia e a sinistra, invece, un ampio paesaggio, quasi a voler sottolineare la quotidianità dell’evento. Qui luci e colori servono anche ad enfatizzare la sacralità dell’evento stesso.
Ma qualcosa inizia davvero a cambiare sul finire del ‘500, con il Caravaggio che accentua ed enfatizza il vero dato naturalistico. In questa “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” l’artista ha come immortalato una scena realistica, dove non c’è nessun distacco tra noi e il bambino appena nato; sembra non esserci proprio più nulla di sacro se non fosse per i santi rappresentati. Purtroppo l’opera, conservata a Palermo, venne rubata nel 1969 e da quel momento non fu più ritrovata.
Molto probabilmente è proprio con il Caravaggio che si chiude l’epoca ed il trionfo di questo tema nell’arte. Perchè se prendiamo in considerazione l’800 ed in modo particolare gli ultimi anni, nella corrente simbolista questo concetto ritorna ma completamente stravolto, si parla infatti di maternità. Basti pnsare a quella di Gaetano Previati oppure a quella di Klimt.
Rossella Mercurio